
Dieta: diaita, etimo greco, stile di vita, e pare che da questo rito se ne debba uscire in equilibrio.
Possibile? Impossibile?
‘Quel’ famoso saggio-contadino, non avrebbe risposto entrambe, avrebbe risposto ‘possibile’.
Chi ‘si adopera a favore dell’opera’, sa quanto la soddisfazione finale, dipenda in realtà dalla preparazione iniziale, che ad un certo punto vede cessare il volere dell’Uomo, che cede il passo ad una volontà di compimento ‘superiore’, che è un concetto diverso: una fioritura interiore, che prima di diventare proiezione, passa da un buio che si fa luce, seguendo specifiche indicazioni di un uomo che ad un certo punto si affida (e già sarebbe benessere) fino a meravigliarsi ( o almeno così era prima), del compimento in terra, del corpo e sangue, di Cristo.
C’era nelle case di ‘tutti i nonni anni ‘80’ -parlo di Italia, ma anche del sud della Francia, della Spagna, dell’Argentina, del Brasile, di alcune zone degli Stati Uniti (vedi Ohio per dirne una) – una voce che richiamava Tutti, e quando si diceva Tutti, non c’era bisogno di dire anche ‘ i componenti di una Famiglia’, una voce femminile, la voce del nutrimento per eccellenza; mentre un’altra voce, questa volta maschile, al capo di una tavola, con due braccia forti, portava le mani tra bocca e cuore, ed invitava a fare lo stesso, a chiunque, seppur piccino, seppur capitato lì per la prima volta, eri comunque parte di quelle mani, eri comunque parte di quel Tutti.
Si benediceva in quel momento il frutto di quei sacrifici, che circoscrivevano in quel momento, il significato di una fede che si manifestava a seguito di passaggi, che erano troppo chiari, per essere persino svelati; il ponte che portava al sacro, con una certa cognizione di causa, e non potevi sbagliare: eri nel sacro, e si iniziava a mangiare! Ora io non so quanta consapevolezza cosciente ci fosse in quei gesti e invece quanto fosse da attribuire alla forma; so però che quell’equazione, non faceva paura neppure a chi tutto era tranne che un asso in matematica, perché quei conti lì, pare li facessero tornare in molti.
– E uno dice: ‘si d’accordo, ma il libero arbitrio dove sta?!’; sempre con questo ‘dovere! dover fare!’
Voi avete mai pensato al Sole, o al flusso dell’acqua? Alla fotosintesi clorofilliana? ancora prima: al vostro cuore, o ad una qualsiasi delle vostre cellule, che un bel giorno, ‘incuriosita dal corpo umano’ – anziché continuare contribuendo con il proprio operato ad un processo di sostentamento già intrinseco nella propria natura – decidesse di abbandonare il proprio posto, iniziando a girare alla rinfusa: dai polmoni al fegato, per esempio! Così! Per conoscere altri modi di vivere, o altri mondi dove vivere! ‘Vabbe’ di una cellula si potrà far pure a menò penserete?! E allora il giorno dopo un’altra cellula! e poi un’altra! e poi ancora! Fino al giorno in cui si inizierà ad avvertire che quel corpo, il vostro, che quel mondo, il vostro, non sta più funzionando allo stesso modo, e non perché si sia aperto un passaggio quantico che abbia permesso un passaggio di dimensione, banalmente perché qualcuno ha iniziato a pensare, che l’equilibrio psico-fisico da mantenere fosse solo il suo, e anzi, fosse solo suo. Il rito del sacerdote, che in realtà è un rito sciamano e ancor prima un richiamo energetico, un Ohm, poi tradotto in Amen, ‘vede si’ delle mani che si congiungono, ma solo alla fine: quelle mani inizialmente sono aperte, sicure di dover ricevere, per tutto ciò che è avvenuto prima.
Sapete perché oggi la maggior parte della gente mangia di fretta? (e poi ha mal di stomaco): perché sa che non sta mangiando; può sembrare assurdo, ma è un processo inconscio, indotto dalla nostra ‘porta di guarigione interna’, che ha assoluta urgenza, mai come oggi, di anime che abbiano il coraggio di tornare a codificare ogni singolo qui ed ora; c’è anche un’altra ragione: perché non vedendo più quelle famose tavole che sono state cancellate, fisicamente ma soprattutto socialmente, con l’apparente scusa ‘della fretta’, l’anima si toglie da una condizione di sofferenza, ed è quello il vero motivo della fretta; non esiste una sola anima, per quanto disperata, che non cerchi piacere infinito, e non trovandolo implode, ma non potendoselo raccontare, recita, sempre più spesso e sempre più velocemente, e con lo stesso ritmo mangia, sempre più spesso, e sempre più velocemente.
Far ammettere questo oggi alle persone è impossibile, c’è troppa sofferenza e troppa poca umiltà per sentirsi responsabili di questa sofferenza; ma se un giorno quell’ umiltà dovesse tornare, e se contemporaneamente dovessimo riuscire a smettere di condannarci in una coccodrillandia sempre più popolata, noi potremmo forse tornare a riempire di pane quei cestelli, preoccupandoci di adagiarlo affinché ognuno se ne abbia a nutrirsi.
Oggi di fatto si porta alla bocca qualsiasi cosa venga reclamizzata come cibo, pur sapendo che non lo è, e ci sembrano poi assurde alcune accortezze: ci sembra ridicolo offrire del cibo a chi non ne ha; ci pare di poca rilevanza farci accompagnare ai pasti da telegiornali che parlano di guerre coprendo e cambiando il sapore di qualcosa che di lì a breve sarà parte di noi; ci sembra che si possa accogliere qualsiasi cosa o chiunque e poi non averne conseguenza psicologica alcuna, che neanche una mestierante può: solo un politico, che però oltre alla bocca ha anche uno stomaco.
È un po’ come se avendo perso del tutto l’attenzione di un palato – che ha il dovere morale di fermare qualsiasi pietanza non soddisfi il gusto – poi si pensasse di essere in grado di riconoscere il buon cibo e di sapersi preparare a gustarselo: ma non vi sembra decisamente presuntuoso?
In linea con quanto detto, mantenendo un profilo riflessivo, e spero coalizzante, volendo evitare il termine ‘nazionale’ per non lasciare traccia politica ma civica semmai di quanto scritto, voglio solo ricordare ai meno giovani, che loro sono ‘funzione binario’ per i più giovani, e già il periodo potrebbe finire, ma aggiungo: sappiano indicare e ricordare a chi non l’ha conosciuta la ‘nostra’ provenienza, e non mi riferisco solo a quella territoriale, parlo di provenienza familiare; sappiano farsi bandiera dello stampo socializzante e di non esclusione di questo Paese; sappiano marcare e riscuotere da ogni circostanza il riconoscimento di ogni uomo e anche della relativa condizione economica, non per screditarlo, al contrario, per supportarlo; ed infine sappiano con un pezzo di pane estendere una Pace così orizzontale da non poter essere più negata, o taciuta, a nessuno di quei 3000 bambini che fanno parte di quei racconti che si aprono e si chiudono con un dollaro al giorno.
Sappiate stringervi vi dico, prima di darvi due riferimenti, verificando da voi se questa parola ha davvero quell’accezione negativa che ci hanno portato a credere, o se, leggendola con attenzione, la collocherete con gran sorpresa, all’inizio di questo colossale inganno. Consiglio quindi la lettura, per non dire lo studio, di 2 libri che sono di fondamentale importanza per chi davvero si vuole nutrire e ancor prima benedire, almeno nell’intenzione: il Cibo del Risveglio, di Selene Calloni Williams, ed Il contratto sciale, di Rousseau, e di leggerli contemporaneamente. Inteso entrambi gli scritti, prendete posto mentre pian piano in cornice vedete come si sgretola ‘il Mondo dell’Ordine’, pregno di gente che non avendo occhi ha pensato di trasmetterveli. Datevi da fare; e preoccupatevi solo di godere di un’ottima salute, oggi e per sempre.
Giuseppe Percoco