
“NON FARE AGLI ALTRI CIÒ CHE VORRESTI CHE LORO FACESSERO A TE. POSSONO AVERE GUSTI DIVERSI DAI TUOI.” [G. B. Shaw]
Ma quanto ci piace avere ragione?
Un napoletano direbbe: assai!
Ecco, oggi parliamo di quanto è inutile e dannoso cercare di imporre il proprio pensiero e di quanto è, invece, più proficuo e foriero di buone relazioni la capacità di ascoltare e cercare punti di incontro e di integrazione.
Quando tengo corsi sulle tecniche di vendita, una parte è dedicata alla fase dei primi momenti dell’incontro con un nuovo cliente, quella in cui si “rompe il ghiaccio” e si scambiano due chiacchiere per conoscersi prima di entrare nel vivo del percorso che condurrà all’accordo.
In questa prima fase impongo un divieto su tre argomenti: politica, religione, calcio (lo sport in generale sì, ma il calcio no, perché il calcio non è più uno sport ma una sorta di religione o di appartenenza politica).
Il motivo è semplice: sono argomenti divisivi, su cui è più facile litigare che mettersi d’accordo. Ve l’immaginate una trattativa tra uno di sinistra e uno di destra, uno tifoso della Roma e l’altro della Lazio, uno cattolico e l’altro musulmano?
Bene, ci siamo capiti e credo sia chiaro a tutti che iniziare una vendita o una relazione d’affari, partendo da posizioni antagoniste, è il peggior modo possibile.
Da un paio d’anni, ho aggiunto un nuovo tema da evitare: vaccini & co.
Il vero motivo è che siamo naturalmente portati a provare diffidenza da chi è diverso da noi o appare tale, senza chiederci nemmeno perché e senza provare alcuna voglia di comprendere il punto di vista dell’altro, di come è arrivato alle sue conclusioni, di qual è stato il percorso che lo ha portato a credere e scegliere vie diverse dalle nostre o a nascere con caratteristiche diverse, senza averle scelte.
È molto più facile giudicare ed etichettare che ascoltare, comprendere e mettersi in discussione.
È molto più facile dire “frocio” che sondare le differenti identità sessuali e di genere, senza ridurle a forme di perversione o di disagio psicologico da curare.
Ci vuole tempo, energia, apertura mentale e disponibilità a rivedere le proprie convinzioni per sospendere il giudizio ed espandere la propria zona di comfort, diventare umani migliori e integrati.
Invece è facilissimo essere “comodamente” giudicanti e violenti sia con le parole che con le azioni, perché permette al cervello di non fare sforzi e di rimanere nel suo piccolo mondo di convinzioni limitanti.
E tu, da che parte stai?
Ezio Angelozzi
Formatore e business coach