
Dal sito della Treccani leggiamo: nostalgìa [dal gr. νόστος «ritorno» e –algia] – desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano.
Quante volte è capitato di trovarsi in un luogo e desiderare ardentemente di essere altrove, magari sdraiati al sole su un lettino di una delle meravigliose spiagge bianche della Sardegna con lo sguardo che si perde all’orizzonte nell’azzurro infinito del mare, invece di essere sommersi dalle scartoffie e dalla luce buia di una tipica giornata milanese che entra dall’unica finestra delle quattro mura in cui siamo obbligatoriamente prigionieri. E quante volte è capitato che questi pensieri siano stati accompagnati da una sorta di tristezza che parte dalla pancia e arriva fin nella gola dove si blocca in un urlo soffocato. Strano, però, vero? Quelle spiagge bianche e quell’acqua freschissima e azzurrissima dovrebbero evocare solo bei ricordi, non tristezza, mal de vivre baudelairiano, malinconia e fiacchezza fisica. Eppure c’è un che di nostalgico, malinconico, un desiderio di essere altrove che accompagnano queste immagini. La risposta è semplice, chiunque preferirebbe stare sdraiato al sole nel mese di agosto al posto di stare in un ufficio buio a Milano.
Ma la nostalgia di qualcosa che era e che non c’è più si manifesta non solo pensando ad un bel ricordo di una vacanza appena passata. È anche ricollegabile ad un luogo in cui si è vissuto o ad un affetto che si è perso, una nonna ad esempio, o un’epoca passata, come gli anni ’90 che possono avere il sapore dolce e amaro dei ricordi legati all’infanzia.
Ma è possibile trasformare in immagini queste sensazioni? Ma certo che domande, il mondo dell’arte è pieno di artisti nostalgici. Prendiamo “Il viandante sul mare di nebbia”di Caspar David Friedrich. Una figura di spalle, probabilmente un viandante, osserva un paesaggio montuoso immerso nella nebbia. Un paesaggio meraviglioso, ma nel contempo malinconicamente grigio. Il mare di nebbia che avvolge la natura sembra muoversi ritmicamente, con costanza, ora facendo intravedere la cima delle montagne, ora nascondendole. Anche il viandante viene coinvolto in questo movimento: il vento sembra accarezzargli i capelli, scompigliandoli. Sembra quasi che un sentimento di nostalgia volteggi insieme ai soffi del vento intorno alla sua figura, mischiandosi con la nebbia fitta. E resta immobile, assorto nei suoi pensieri, di fronte alla grandezza della natura che lo sovrasta.
“Il viandante sul mare di nebbia” è la rappresentazione del senso nostalgico che si può provare quando ci si trova davanti allo spettacolo della natura, la solitudine che pervade l’animo, la percezione di essere soli con se stessi e con le proprie fragilità e pensieri fluttuanti.
Un altro artista romantico e nostalgico degno di nota è senza dubbio l’inglese John Constable, la cui produzione è quasi interamente incentrata sul tema del paesaggio a cui tramite l’ideologia romantica, attribuisce l’espressione degli stati d’animo della natura che si alterna dall’essere madre dolcissima a terribile matrigna.
In una chiave più contemporanea vanno letti, invece, i lavori dell’americano Evan Robarts: fil di ferro, cemento armato, plastica, legno, tutto concorre alla creazione di elementi che riportano alla memoria quello che c’è stato e quello che non ci sarà più. Robarts recupera in questo modo elementi del passato e li blocca nel tempo, per catturare un attimo e lasciarlo sospeso. Gli oggetti formano dei collage scultorei, assembramenti di memorie ed emozioni dell’artista. Un vecchio canestro, una rete metallica con delle palline incastonate, vecchi palloni da gioco assemblati insieme. Robarts evoca ricordi del passato che come un pugno violentissimo nello stomaco ci catapultano nel presente, portando con sé momenti di gioco felici velati di nostalgia.
Una nostalgia, però, che plasmata ad arte rende meno pesante l’assenza di ciò che non c’è più.
Roberta Conforte