Non c’è vita in un pianeta senza arte

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Sandro Botticelli, Vincent Van Gogh, Francisco Goya, Andy Warhol, Claude Monet, Johannes Vermeer, Umberto Boccioni sono solo alcuni nomi che negli ultimi mesi hanno fatto preoccupare il mondo artistico. Molte opere d’arte, infatti, sono state prese di mira dai gruppi ambientalisti come Just Stop Oil, Extinction Rebellion o Ultima Generazione, per sensibilizzare sul tema ambiente e protestare contro l’immobilismo dei governi. Ma imbrattare, danneggiare e deturpare una tela che esiste da centinaia di anni, già in difficoltà perché esposta a diversi fattori di rischio, quali luce e temperature troppo basse o troppo alte, in quale modo dovrebbe aiutare a sensibilizzare l’uomo sulla salvaguardia dell’ambiente? Secondo quale logica una persona, vedendo “La Gioconda” di Leonardo, opera che è stata realizzata oltre 500 anni fa, deturpata da una torta dovrebbe iniziare a porsi domande sul cambiamento climatico o la tutela del pianeta? L’unica domanda che potrebbe porsi è: “riusciranno a salvarla o verrà irrimediabilmente danneggiata dalla panna?”.

E allora perché prendere di mira le opere d’arte e minacciare la loro sicurezza? 

Dopo l’attacco sferrato all’opera di Leonardo il 29 maggio dello scorso anno, questi sedicenti attivisti hanno dato il via ad una serie di ignobili manifestazioni a loro detta pacifiche e non vandaliche contro capolavori della storia dell’arte. E così nel mirino di Just Stop Oil sono entrate la Kelvingrove Art Gallery di Glasgow, la Manchester Art Gallery e, a Londra, la Courtauld Gallery e la National Gallery dove si è verificato un episodio gravissimo: il quadro al quale i giovani attivisti si sono incollati, “The Hay Wain” di John Constable, ha riportato lievi danni. Ma non erano pacifiche e non vandaliche queste manifestazioni?

E non è finita qui. Il 22 luglio nella sala Botticelli degli Uffizi di Firenze viene esposto uno striscione con scritto “Ultima Generazione, No Gas No Carbone”. I giovani manifestanti si sono poi incollati al vetro che protegge “La Primavera” di Botticelli, che fortunatamente non ha riportato alcun danno grazie alla presenza di un vetro speciale. Il 30 luglio gli attivisti sempre di Ultima Generazione si sono incollati alla struttura che sostiene la scultura “Forme uniche della continuità nello spazio” di Umberto Boccioni, conservato nel Museo del ‘900 di Milano. Il 18 agosto, ai Musei Vaticani di Roma, due ragazzi si sono legati alla base della statua del “Laocoonte”, esponendo uno striscione contro l’uso di gas e carbone. 

Il 14 ottobre la National Gallery è stata di nuovo protagonista di gesta eroiche. Alcuni militanti ecologisti di Just Stop Oil, impegnati nella campagna di protesta anti-petrolio, hanno lanciato una zuppa contro “I girasoli” di Vincent Van Gogh. Il 23 “Il pagliaio” di Monet conservato al Museo Barberini di Potsdam, in Germania, viene colpito da due attivisti di Ultima Generazione. Il 27 ottobre viene colpito il capolavoro di Vermeer, “La ragazza con l’orecchino di perla”, esposta all’Aja nel museo Mauritshuis.

E infine, l’ultima grande impresa: il 15 gennaio scorso, davanti alla Borsa di Milano in piazza Affari, alcuni attivisti di Ultima Generazione hanno imbrattato con della vernice la famosa statua dell’artista Maurizio Cattelan, che rappresenta una mano con il dito medio alzato. 

“There is no art on a dead planet” (non c’è arte in un pianeta morto) ha scritto Peter Kalmus, scienziato spaziale e membro dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), postando su Twitter un video degli attivisti di Letzte Generation che lanciano purè di patate contro l’opera di Monet. “La gente sta morendo di fame, sta congelando, sta morendo. Ci troviamo in una catastrofe climatica e tutto ciò di cui avete paura è una zuppa di pomodori o un purè di patate lanciati su un quadro. Sapete di cos’ho paura io? Ho paura perché la scienza ci dice che non riusciremo a nutrire le nostre famiglie nel 2050”.

Certo, se si considera, però, che le opere citate hanno un valore inestimabile non solo in termine puramente economico, ma anche e soprattutto artistico, beh allora sì che c’è da aver paura se viene lanciato del purè di patate.

Protestare è lecito, avere a cuore le proprie ideologie lo è altrettanto, rovinare irrimediabilmente opere d’arte è tutt’altro discorso. Si punta più sulla notizia che suscita il gesto che sul messaggio.

La Costituzione italiana, nell’articolo 9, stabilisce un principio fondamentale, che accomuna tutela dell’ambiente e tutela del patrimonio artistico: «La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». 

E allora risulta evidente come deturpare un’opera d’arte per difendere l’ambiente non sia propriamente la strada corretta per trasmettere il messaggio.

Roberta Conforte

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