Se vi può essere conservazione senza restauro, non è pensabile il contrario, un restauro senza conservazione
Il Patrimonio artistico italiano è tra i più ricchi a livello mondiale. Conta, infatti, oltre 4.200 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 43 siti Unesco. Le opere conservate nei musei sono arrivate a noi grazie alle operazioni di manutenzione e restauro che sono state applicate, queste ultime a volte troppo invasive.
Prendiamo ad esempio la Gioconda di Leonardo Da Vinci: i colori che osserviamo oggi non sono assolutamente quelli che aveva pensato e utilizzato il pittore. Il restauro digitale tramite una camera multispettro eseguito dall’azienda Lumiere Technology, che si occupa dello studio di opere d’arte sfruttando le nuove tecnologie, ha fatto emergere come i colori originali dovessero essere molto più luminosi e vivaci di quelli attuali. Il tempo, si sa, non è clemente neanche con le opere d’arte e nel corso dei secoli sulla tela si sono accumulati numerosi strati, dovuti a polvere e sporcizia, ma anche restauri precedenti e vernici protettive utilizzate, che ne hanno opacizzato i colori. Nonostante l’incredibile scoperta, non è comunque possibile restaurare il quadro perché si rischierebbe di comprometterlo.
Non sempre, quindi, è possibile ricorrere al restauro, perché le opere sono troppo delicate o già estremamente compromesse e un ulteriore restauro risulterebbe troppo invasivo. In questo caso, allora, sarebbe più opportuno procedere con operazioni di manutenzione programmata e conservazione preventiva.
Secondo la Corte dei Conti, sentenza n. 452/2008 del 24 ottobre 2008 – Sezione Prima centrale di Appello, «la manutenzione delle opere pubbliche costituisce un’attività necessaria e obbligatoria per l’ente proprietario, tanto che la sua omissione comporta responsabilità per gli uffici che hanno il compito di garantirne l’esecuzione».
Essa è costituita dal complesso delle azioni conservative dirette che, pur implicando un contatto fisico con l’opera, non ne modificano la consistenza anche chimica ed è diversificata in due tipi: la manutenzione ordinaria e quella straordinaria.
Per manutenzione ordinaria si intende il complesso di operazioni costanti e ripetute periodicamente nel tempo, volte a mantenere invariato lo stato di conservazione delle opere attraverso spolverature, lubrificazione degli ingranaggi o sostituzione di elementi organici da installazioni di opere contemporanee.
Con il termine manutenzione straordinaria, invece, ci si riferisce a tutti quegli interventi necessari a seguito di cadute di colore, micro lacerazioni o sollevamenti di strati pittorici.
A differenza delle operazioni di manutenzione, la conservazione preventiva permette di conservare le opere attraverso processi di prevenzione del danno che avvengono costantemente in modo da limitare il futuro deterioramento dei manufatti e degli ambienti che li custodiscono e ridurre significativamente anche il numero e l’invasività di eventuali interventi diretti.
Il restauro di un’opera d’arte, quindi, a differenza di quanto si potrebbe pensare, è l’ultima opzione da essere presa in considerazione, anche perché senza corrette opere di manutenzione e conservazione, sarebbe del tutto inutile, se non dannoso.
E infatti riportando una frase del Dott. Giorgio Bonsanti “se vi può essere conservazione senza restauro, non è pensabile il contrario, un restauro senza conservazione”.
Roberta Conforte