(basta che non sia rigor mortis)
Hugh Hefner è stato un editore visionario che ha costruito un impero su un concetto ancestrale tanto caro agli uomini, già conosciuto e decantato da Dante Alighieri come ciò che “move il sole e l’altre stelle”, e successivamente calato più in concreto dallo stesso volgo tanto caro al Sommo Poeta, come qualcosa in grado di tirare, al bisogno “più di un carro di buoi”.
Senza chiamare in causa altri esperti che hanno saputo trattare la materia ad altissimi livelli e, come Hefner, costruirci intorno un business importante, quali potrebbero essere personaggi del “calibro” di Rocco Siffredi o John Holmes, quello che ha affascinato dell’editore americano nel corso della sua lunghissima vita sotto i riflettori è stata la capacità di conservare sempre un certo “stile” nella gestione della sua rivista e, soprattutto, dei suoi contenuti. Già prima di essere sfidata da agguerriti concorrenti, Playboy era una rivista patinata (ho scritto “patinata”, leggete bene!), arricchita da contenuti trasversali al focus principale sulla bellezza esteriore femminile, condita da interviste a personaggi celebri e approfondimenti su temi di attualità, politica e costume. Insomma, il buon vecchio Hugh l’aveva proprio pensata bene: tanto fumo negli occhi di mogli e fidanzate gelose (e invidiose) delle playmate che popolavano le pagine della rivista, e soprattutto il mitico paginone centrale della “coniglietta del mese”, per giustificare l’acquisto e la detenzione di tutto quel ben di Dio.
Hugh Hefner, che è spirato alla veneranda età di 91 anni, pare non si sia fatto mancare niente in vita, senza nascondere mai una certa “coerenza” tra professione e vita privata (sempre più raro trovare persone così profondamente dedite al proprio lavoro e ai relativi doveri). Cosa dire di diverso di un uomo che a 80 anni era costretto a fare gli straordinari, con ben tre fidanzate ufficiali (che probabilmente complessivamente non arrivavano a sommare i suoi anni!), da gestire e da fare felici? Per fortuna, Hugh era un uomo d’altri tempi. Ma, sempre per fortuna, la chimica farmaceutica si era aggiornata.
Alvise Brugnaro