
Immaginando un pezzo inserito all’interno di una rubrica denominata “la polemica”, quando il tema del magazine è “Argonautica”, probabilmente l’aspettativa del lettore potrebbe orientarsi verso la diatriba, sempre più accesa, sui flussi migratori via mare (secondo qualcuno, una vera e propria “invasione”) dalle coste del nord africa, e non solo, verso l’Europa (passando per l’Italia, ovviamente). Una polemica tout court, vista la ricorrenza dell’argomento nel dibattito politico degli ultimi 10 anni, esplosa nell’ultima campagna elettorale più che mai (con tanto di blocchi navali e confini blindati) e incendiata, poi, ulteriormente, dalle prime decisioni del nuovo governo italiano e dagli scontri, per ora solo verbali, con le ONG impegnate nel Mediterraneo nel soccorso, trasporto e consegna a domicilio dei cosiddetti “migranti”.
Invece, spiacente di deludere i miei lettori, sono un appassionato di mitologia greca e, memore del viaggio di Giasone alla ricerca del Vello d’Oro con il suo manipolo di eroici compagni, nella mia testa è scattata un’altra molla. La mia mente è entrata, in modalità “bimbo di 3 anni”, nel più classico dei vortici del “perché”. Perché ci si mette in viaggio? Perché donne e uomini sono disposti a mettersi in cammino, e ancor di più ad avventurarsi per mare, spesso senza certezze e senza una destinazione precisa? Perché si affidano ad ogni mezzo e ad ogni tramite pur di lasciare la propria sponda del mondo verso lidi lontani e sconosciuti? Da dove nasce, o da dove arriva, la motivazione che induce le persone a “lanciarsi” in un’avventura dove i pericoli sono di solito maggiori delle speranze riposte nel viaggio?
Quando toccò a Giasone, partire alla ricerca del Vello d’Oro, di motivazioni forti ne aveva eccome! Salvare i suoi cari dalla prigionia, riconquistare un trono usurpato, annullare una maledizione che gravava sul suo popolo e guadagnare gloria eterna tra i suoi concittadini. Oltretutto, Giasone aveva aiuti importanti: Atena “in persona” aveva donato alla nave Argo una polena (la prua con sembianze solitamente femminili, per intenderci) con poteri utili a tener lontani gli influssi maligni e le iatture; la stessa Era, moglie di Zeus, lo proteggeva e favoriva, se non altro per far dispetto allo zio usurpatore, che evidentemente gli era antipatico (in realtà, non le portava sufficiente rispetto e dedizione, a suo parere!).
Analizzando i viaggi della speranza (o meglio, i viaggi della disperazione, come che spesso appaiono ai nostri occhi), siamo ben lungi dalle condizioni e dalle ragioni di un novello Giasone e del suo manipolo di impavidi, pronti a rischiare la vita per un obiettivo eccezionale. Le stesse speranze di arrivare “in una vita migliore”, probabilmente frutto di propaganda o semplicemente delle “immagini” raccolte da tv, web e social media, tratte dalle “storie” quotidiane condivise dai nostri giovani su instagram o tik tok o chissà in che modo ricevute nelle lande inospitali, misere e devastate che, in cuor nostro, ci immaginiamo debbano essere i luoghi dai quali si sente il bisogno di scappare, possono ritenersi ben riposte, in questo momento storico, arrivando in Italia da clandestini e da disperati mercanteggiati da organizzazioni criminali senza scrupoli?
Insomma, c’è davvero ancora da qualche parte un Vello d’Oro che valga la pena di andarsi a prendere, costi quel che costi, per la gloria imperitura del proprio popolo o anche solo per garantire la prosperità della propria famiglia o ci troviamo piuttosto di fronte ad un ingannevole miraggio, magari pure creato ad arte, come il famoso e favoloso Pentolone di monete d’oro posto alla base di un evanescente arcobaleno?
Sandro Scarpitti