Lavoro e sicurezza, binomio vincente!

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 In Italia, la legislazione del lavoro è molto sviluppata, grazie alle tutele previste dalla Costituzione, ed oggi trova il suo perno nel decreto legislativo n. 81 del 2008, che all’art 18 prevede molteplici impegni a carico del datore di lavoro, grazie ai quali abbiamo registrato negli anni un leggero calo degli incidenti sul lavoro, anche se altrettanto non si registra per le malattie legate al lavoro. Gli adempimenti per la tutela dei lavoratori vanno dall’effettuare la valutazione dei rischi e redigere l’apposito documento, fase importantissima soprattutto nei cantieri edili, all’assicurare la presenza di un servizio di prevenzione e protezione efficace, dal nominare ovunque il Responsabile per la Sicurezza al programmare e assicurare il servizio di sorveglianza sanitaria, dal provvedere alla fornitura dispositivi di protezione individuale e collettiva alla formazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza, in base al loro ruolo e al loro grado di responsabilità.

Si tratta di impegni ben definiti che, oltre ad un congruo risarcimento per le vittime degli incidenti sul lavoro, prevedono pene gravi in caso di inosservanza delle indicazioni dettate dalla legge. Però, va sottolineato che, quando si verifica, per esempio, l’appalto dei lavori nell’edilizia, e poi ancora l’appalto dell’appalto, l’accertamento delle responsabilità si complica e così le vittime rimangono senza un verdetto certo, che le risarcisca in tempi brevi del danno subito. 

La realtà della tutela dei lavoratori è peggiore in certi Paesi stranieri, dove purtroppo le ragioni economiche, tese allo sviluppo in modo accelerato, sono prevalenti sui diritti umani e le condizioni lavorative ne risentono drammaticamente. Ricordiamo l’incendio divampato in una fabbrica tessile in Pakistan nel 2012 con centinaia di morti e di gravi ustionati, o la storia di Iqbal Masih, operaio bambino impegnato nella lotta allo sfruttamento del lavoro minorile, grazie al quale è emersa la piaga della riduzione in schiavitù dei bambini più poveri, ceduti ai fabbricanti di tappeti per l’impossibilità  dei genitori di pagare debiti contratti per sfamare la famiglia o per curarsi, oppure per mantenere agli studi il figlio maschio, addirittura sacrificando le bambine  a subire  ogni genere di abuso, pur di avere il necessario!

Secondo i dati UNICEF del 2021, il lavoro minorile è ancora diffuso in tutto il mondo, e un bambino su dieci è costretto a svolgere lavori pericolosi, ma il fenomeno assume livelli allarmanti nell’Africa sub sahariana, e il numero dei minori al lavoro è destinato a crescere per l’aumento della povertà e la sospensione delle lezioni per la pandemia.

I progressi nella tutela dei lavoratori dei Paesi Occidentali dall’epoca della rivoluzione industriale ad oggi sono una conquista di civiltà, a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa, come racconta il film “Padre Daens”, che denuncia le condizioni di vita e di lavoro degli operai in Belgio alla fine dell’Ottocento. Ulteriore impulso al rispetto dei diritti dei lavoratori è arrivato dai movimenti sindacali e dalla politica più sensibile alla protezione dei minori e delle donne sul lavoro, fino a creare in Occidente un sistema molto avanzato in tema di diritto del lavoro, mentre nel mondo si registrano ancora tante situazioni critiche!

Infatti, dove la corruzione permea il tessuto economico e sociale, rendendo piaghe endemiche la povertà e l’ignoranza, soprattutto dove il potere è colluso con la criminalità organizzata, esistono ancora schiavi senza possibilità di riscatto. I regimi dittatoriali, poi, esistono pure nel mondo di oggi e continuano a condannare i dissidenti ad essere rinchiusi nei campi di lavoro: certamente questo dramma contribuisce a creare una concorrenza sleale con i prodotti occidentali più costosi, perché qui incidono costo del lavoro e spese per la sicurezza dei lavoratori, costi inesistenti nel caso dei lavori forzati! Dovrebbe essere il consumatore a scegliere prodotti realizzati secondo le regole del diritto, e non derivati da sfruttamento e disperazione, invece spesso si preferisce non farsi troppe domande e acquistare ciò che è più a buon mercato.

Allora, il sistema occidentale ha solo luci e nessuna ombra? Ovviamente, non è così! Esistono ancora sacche di resistenza a migliorare la qualità degli ambienti, provvedendo a smaltire i residui di produzione  senza inquinare, considerando tutto ciò come fosse un costo aggiuntivo, non un investimento, e solo le scelte dei consumatori di premiare i brand caratterizzati dall’attenzione al rispetto della salute, possono spingere veramente al cambiamento di mentalità!

Perciò, sono i nostri comportamenti virtuosi anche in tema di acquisti, che possono indirizzare le aziende a scegliere le strategie che offrono sicurezza in molteplici sensi, altrimenti è inutile indignarsi per le vittime sul lavoro!

I consumatori consapevoli possono con le loro scelte  addirittura garantire il successo delle aziende più corrette e di conseguenza la crescita anche dei posti di lavoro in quelle aziende; possono rivolgersi ai negozi del commercio equo e solidale, dove si cerca di arginare lo sfruttamento dei lavoratori dei Paesi meno avanzati; possono leggere con attenzione le etichette dei prodotti acquistati, per apprezzare le regole vigenti nei nostri Paesi democratici come un valore aggiunto di qualità e giustizia!

 Economia ed etica insieme possono produrre ricchezza e benessere, disgiunte possono riportare l’orologio della Storia indietro…   

Paola Giorgi

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