Le “sirene social” del guadagno facile

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Pare li vogliano tutti lì, a postare continuamente foto mentre un 5% dei giovani, incappando nell’algoritmo giusto, diventa imprenditore di se stesso, per la felicità di mamma e papà che molto spesso, si trovano a tifare increduli.

Pianificare una vita, seguire anzitutto un sogno o degli obiettivi che poi si concretizzano anche a livello economico non fa più parte dei giovani del 2000 avanzato: ingenuità a cui fare qualche smorfietta col viso, a volte provando compassione per chi così ingenuamente non sapeva quanto fosse facile contare soldi.

Un padre che si sveglia alle 4:30 del mattino per andare in fabbrica non ha fatto mai presa in realtà, neppure quando si era di seconda generazione a dei contadini che si sentivano contenti con il figlio in Mirafiori a Torino, si, ma solo a metà.

Il Medico, l’Avvocato, dal IV Ginnasio e per sempre quello dei Promessi Sposi, poi l’Ingegnere, l’Architetto, e magari per le ‘figlie femmine’ il figlio di qualcuno che si era arricchito negli anni del boom economico – non importa come.

Negli anni ‘80 questo era proprio lo standard, ci si trovava tutti d’accordo in quelle lunghe vacanze estive di 2 mesi, mentre si andava spensierati a spendere tempo, ed anche denaro, ma quasi mai più di quel che si possedeva.

Poi il Mondo ha teso un po’ le corde, e chi non si è mai voluto allontanare dalla pista ha capito che doveva trottare, ma non con un lavoro che a dire il vero, portava più soldi si, ma anche più spese, e più tasse.

Diciamoci poi la verità: tutto questo tempo per fare i soldi nemmeno c’era, anche perché mentre si tentava la scalata la clessidra non smetteva di gettare sabbietta, e quindi 40 anni per creare qualcosa, avrebbero garantito benessere semmai solo alla prole, e come soddisfazione genitoriale, oggi che ci si veste come i figli, è iniziata ad andare stretta un po’ a tutti. 

Ci si sente giovani sempre ed a prescindere, e allora i primi ad usare i social per mostrare questa vitalità sono proprio i genitori, che a volte, proprio come i figli, diventano la perfetta equazione di un personaggio che dà speranza a molti altri che stanno cercando solo quello: un modo, davvero qualsiasi, di sentirsi vivi, virtualmente, e di fare soldi, e soldi non virtuali bisogna prenderne atto.

I libri? E perché? La società oggi ha cambiato completamente regole, anzi lo stupore è proprio quello davanti a gente presumibilmente colta: ‘insegna e non ha un euro, io a malapena so scrivere e cambio macchina ogni 3 anni’, un bigliettino da visita ormai di quelli gold. 

I soldi senza avere il tempo di fare soldi, perché non sarebbero tanti quanti quelli fatti più velocemente: una piattaforma mentale che ha sempre rapito tutti, è vero, ma chi ha saputo accompagnare con pudore ed educazione questa ‘rincorsa’, ha anche saputo dare corpo ad altro che cresceva parallelamente a tutto il resto; prima, davanti ai cafoni arricchiti, si aveva il coraggio di far sentire una certa disapprovazione, oggi, quella famosa scaletta borghese che ‘perimetrava’ delle convivenze territoriali più o meno ideali, include o esclude solo a seconda del portafoglio.

Dico poi che essendosi abituati a vivere il virtuale come reale, ed il reale come un parziale reale, perché per metà poi ci si può rifugiare nel reale, non si pensa neppure più a quanto possano essere vivi i sentimenti: si feriscono persone attraverso questi social, come se quasi non si avesse più il senso né della ferita né della persona, ed è questo in realtà il passaggio più pericoloso, sopratutto per i ‘troppo giovani’ che i rapporti carnali così forti come quelli di un tempo, non li hanno mai vissuti. 

Insomma, prima si diceva, e valeva per tutto ‘è un po’ l’uso che se ne fa delle cose’, ed in parte è vero, ma qui, pare, il concetto di cose, si stia estendendo un po’ troppo alla Vita, che mi piacerebbe tanto un giorno tornasse ad essere tale.

Parlate con chiunque, per favore.

Giuseppe Percoco

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