Le origini del Capodanno

0
119

Speranza di cambiamento

Il trucco è fatto, i capelli sono sistemati, l’abito scelto con cura è riposto sul letto in attesa di essere indossato, le scarpe aspettano davanti la porta. La borsa abbinata alla cintura contiene tutto il necessario per la serata: fazzoletti, contanti e carta (non si sa mai), documenti, rossetto, chiavi di casa e della macchina, telefono. Tutto è pronto, bisogna solo vestirsi, indossare scarpe e cappotto, prendere la borsa e uscire di casa. E lasciarsi alle spalle un altro anno, perché quando si tornerà a casa sarà quasi l’alba e sarà già il nuovo anno.

Quante promesse fatte la notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio, finite immediatamente nel dimenticatoio il secondo giorno dell’anno, quanti desideri espressi, parole d’amore pronunciate, abbracci e baci scambiati, amori nati e finiti, asce di guerra deposte, oggetti vecchi gettati dalle finestre, lenticchie, melograni e uva passa mangiati, riti scaramantici compiuti in segno di buon auspicio per attirare a sé fortuna e ricchezza.

Il nuovo anno porta sempre con sé l’aspettativa di un cambiamento, una trasformazione positiva per l’anno che verrà. Perché è il nuovo anno. Non c’è una spiegazione logica. Il 31 dicembre tutto il Mondo festeggia, chi un po’ prima, chi un po’ dopo, a seconda del fuso orario in cui ci si trova, e per le strade delle città, nel frastuono dei botti dei fuochi d’artificio si sentono urla silenziose che gridano: “questo sarà il mio anno, me lo sento!”. Con la consapevolezza di averlo già gridato 365 giorni prima.

Ma perché proprio l’ultimo dell’anno ha l’arduo compito di caricare sulle spalle le aspettative di miliardi di persone?

La storia del Capodanno, una festività di origine pagana, affonda le sue radici all’epoca dei babilonesi. Gli abitanti della Babilonia solitamente celebravano il cambio tra un anno e l’altro in corrispondenza dell’equinozio di primavera, e in quest’occasione restituivano gli attrezzi agricoli ricevuti in prestito come segno di buon proposito per la nuova annata. Nel 46 a.C. Giulio Cesare dettò il passaggio al calendario giuliano e la festa, che per gli antichi romani aveva lo scopo di celebrare il dio Giano, nome da cui deriva quello del mese di Gennaio – che si festeggiava subito dopo i Saturnali, le feste romane per il dio Saturno, che chiudevano l’anno – iniziò così a cadere tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. 

Sebbene il calendario giuliano fosse stato adottato da molti paesi europei, la data del primo giorno dell’anno, però, non era per tutti la stessa. In Inghilterra, Irlanda, Pisa e Firenze, ad esempio, il Capodanno si celebrava il 25 marzo. 

Fino a quando Papa Innocenzo XII nel 1691 stabilì che l’anno dovesse cominciare il 1° gennaio. 

Ed ecco che nasce il Capodanno così come lo conosciamo oggi. Ed è dal 1691 che continuiamo a fare riti propiziatori e promettere cambiamenti che, lo sappiamo benissimo, mai avverranno. Ma continuiamo a farlo, perché siamo abitudinari e diciamocelo, ormai il Capodanno è diventato solo uno dei tanti pretesti per festeggiare e stare con gli amici.

E sperare che l’anno che verrà porterà la trasformazione cantata da Lucio Dalla.

Roberta Conforte

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui