Un ascensore fuori servizio e senza manutenzione
Dall’enciclopedia Treccani leggiamo: ascensore sociale, processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società.
L’espressione “ascensore sociale” nasce fra gli anni ’60 e ’70 per designare la possibilità per i membri di una determinata fascia sociale, in particolare quella medio – bassa, di ascendere ad una fascia più alta. Sostanzialmente i figli di una famiglia di operai grazie all’ascensore sociale potrebbero studiare all’università e diventare manager, CEO o proprietari di una fabbrica, arrivando a guadagnare molto più dei genitori. Secondo questa teoria, se nasci povero puoi morire ricco e se nasci ricco, beh, nulla cambia.
Grandissimo peso ha in questo senso l’istruzione: dimmi che scuola hai frequentato e ti dirò quali prospettive future si presentano. L’istruzione è alla base della conoscenza, più nozioni si immagazzinano nel cervello, più possibilità e porte si spalancano lungo il percorso.
Da qualche anno, però, pare che questo ascensore sia fuori servizio e che la manutenzione tardi ad arrivare.
E la colpa, se vogliamo darla a qualcuno, di chi sarebbe? Di un sistema scolastico stressato ai massimi livelli anche a causa degli ultimi due anni di pandemia che vuole a tutti i costi promuovere qualsiasi studente? Degli insegnanti che non hanno più gli stimoli di una volta perché le classi sono principalmente costituite da mandrie di ragazzini scalmanati e scostumati? O dei genitori costretti a guadagnarsi da vivere per consentire un minimo di istruzione alla propria prole e a lasciare che i figli gestiscano da soli la propria carriera scolastica?
Secondo i dati ISTAT per la generazione 1972-1986 la probabilità di risalire la scala sociale è diminuita: più di un quarto (26,6%) è infatti mobile verso il basso. Un valore che, oltre a essere più alto rispetto a tutte le generazioni precedenti (era 21,8% tra i nati prima del 1941) supera per la prima volta quello di chi è mobile in senso ascendente (24,9%).
Più che un ascensore sembrano montagne russe.
Eppure, la “Rich List”, la lista ricca stilata ogni anno dal Sunday Times che comprende le persone più ricche della Gran Bretagna, riporta un elenco considerevolmente lungo di nomi.
Tra questi troviamo anche quello di Damien Hirst, artista britannico, critico d’arte e imprenditore. Molti dei suoi pezzi sono un commento su altre opere d’arte e la sua interpretazione di iconici riferimenti pop gli ha fatto guadagnare lo status di leggenda nel mondo dell’arte, oltre che un sacco di soldi. Si stima che il suo patrimonio si aggiri intorno al miliardo di dollari. Solo il suo portafoglio immobiliare è pari a 150 milioni di sterline, tra cui una villa palladiana con vista su Regent’s Park e una collezione d’arte di 2.000 stanze tra cui opere di Picasso e Francis Bacon. Cifre da capogiro.
Nonostante il patrimonio degno di nota, pare che l’artista britannico sia noto anche per le piccole dimensioni delle sue braccia: la figura professionale più vicina a lui, quella dell’assistente, percepisce uno stipendio annuo lordo pari a 20.000 sterline.
Come si suol dire, l’abito non fa il monaco, o l’artista.
Roberta Conforte