
Nella celebre opera dell’impressionista Edgar Degas chiamata l’assenzio, lo sguardo perso nel vuoto degli avventori del Café de la Nouvelle Athènes tesi ad assaporar assenzio in totale solitudine con lo sguardo fisso nel vuoto e l’anima persa. Le dipendenze che hanno sempre accompagnato la vita dell’esser umano come panacea o riempitivo di mancanze e sofferenze negli anni dello sviluppo tecnologico hanno avuto, anch’esse la loro evoluzione.
Sentiamo parlare sempre più di dipendenze tecnologiche, da smartphone, da connessione, e ora anche da smart life.
Le debolezze umane non possono e non devono far cessare lo sviluppo tecnologico, il progresso e l’evoluzione della vita umana. Tanti son gli aspetti positivi che possiamo e dobbiamo cogliere dalle utilities e dalle commodities che il progresso tecnologico ci offre e sta cominciando ad offrirci. La smart life ormai è entrata nella gestione delle nostre case, macchine, barche.
Sempre più applicazioni e beni si trasformano diventando interattivi tra di loro. Fulcro centrale di tutto ciò la gestione del controllo e il coordinamento tra le stesse. D’altronde son tutti strumenti e come ogni strumento – torcia della vita primordiale alla App della vita moderna – è il modo di utilizzo a farne la differenza. Per chi, come me, poi si occupa e si diletta in questioni di diritto fondamentale aspetto riguarda la gestione dei dati sensibili. La tanto decantata privacy la cui tutela dovrebbe esser finalizzata a proteggerci da tanti fattori di rischio e soprattutto da quei falsi tracciamenti di abitudini e gusti tesi soltanto a customizzarci per venderci come target nel mercato attuale sempre più spersonalizzato e digitale.
Impariamo ad usare e gestire la nostra smart life invece, cogliendo quello che di buono essa riesce ad offrirci, soprattutto nella semplificazione e nel risparmio di “tempo”. Proprio il concetto di tempo e il recupero dei c.d. “tempi morti” ci farà apprezzare la ricchezza temporale che può donarci un uso intelligente e razionale delle smart technologies.
Ma forse la smart life non è adatta per tutti, magari qualcuno di noi portato più per le vecchie abitudini, forse scomode ma colme di fascino vintage, preferisce non esasperar la propria esistenza con l’utilizzo tecnologico. Preferendo ancora indossare un orologio meccanico, scriver appunti a penna, legger libri cartacei e tagliarsi la barba con la lama.
Sono abitudini, che però dipendono dal proprio carattere. Forse anche il non volersi staccar dalla vita old style per abbracciare una nuova smart life rappresenta una forma di dipendenza – al pari – di quelle di cui si parlava all’inizio. Ecco che torniamo al concetto di “comfort zone” presente in ognuno di noi, fatta di quella miriade di piccole abitudini che delineano strutturano il nostro modo di fare.
L’importante è, in ogni caso, essere e riuscire a viver il proprio tempo, nostra più grande ricchezza.
Avv. Antonio Bufalari