Il viaggio è metafora di vita. Se dovessimo esser cinici è lo spostamento da un lungo all’altro. Ma l’esser umano non è cinico, è empatico, è emotivo, è sentimentale e proprio per questo il viaggio prende sostanza fino ad arrivar a rappresentazione della vita.
Sin dalle proprie origini l’uomo ha voluto superar se stesso, ha voluto viaggiare, superando le Colonne d’Ercole e i limiti che di volta in volta si ponevano all’orizzonte.
Prima spostandosi a terra tra villaggio e villaggio, poi via mare, nel Mediterraneo e oltre Oceano, sfidando la paura che alla fine il mare finisse.
Mai la paura è riuscita a vincere la forza e la voglia di viaggiare. Ma quanto il viaggio è scopo e quanto è oggetto di desiderio.
La voglia di viaggiare, infatti, il godere del tempo del viaggio diventa essenziale al pari della meta raggiunta.
Forse anche di più per i naviganti che a prescinder dalla meta si nutrono del viaggio e dei viaggi…cosi scrivo perché così sono anche io autore di questo articolo. Forse fa parte dell’esser velista. Un viaggiatore paziente che deve saper sottostare al volere del Mare, del Vento e delle Correnti, aspettando il momento buono per partire o per fermarsi. È lì che anche l’attesa diventa viaggio, diventa esperienza, diventa occasione, diventa arricchimento.
D’altronde siamo tutti nelle mani del destino in un continuo viaggio chiamato vita.
Antonio Bufalari