Frequentavo e studiavo la Grande Distribuzione Organizzata già nel 2003 quando in Italia ancora non c’era. Nei miei lunghi viaggi all’estero con il mio ex marito, frequentavo le big GDO di Singapore, New York e Londra. Impazzivo dietro a immensi scaffali pieni di prodotti di ogni tipo in grandi quantità. E mi chiedevo: chissà se arriveranno mai in Italia? Di così grandi in effetti non sono arrivati, ma sono arrivati, eccome! Oggi, però, il mondo della grande distribuzione non intercetta più le tendenze cool dei consumi. È finita da tempo l’epoca in cui lo shopping da Ipermercato e Centro Commerciale emozionava: ormai nulla più si compra senza emozione. Ogni acquisto diventa un’esperienza.
Non sono più di moda i grandi Centri, meglio le Boutique sotto casa o i Mercatini Bio da condividere come novità sui social. Le fonti di emozioni sono variate, sostenibili, mutevoli e su misura. Invece la GDO, oggi è ancora legata al passato, pensa alla massa e finge di personalizzare sulla nicchia.
Tutto standardizzato in una replicabilità infinita, solo grandi volumi di vendita e basta.
Lo shopping, di questi tempi, è fatto di emozione e coinvolgimento. In un momento in cui tutti i retailer spingono a comprare, che fine fa l’emozione dietro a qualsiasi acquisto?
Si punta alla comodità di poter fare shopping mentre si fa la spesa. Ma non basta.
Poi ci si ritrova con la viralità delle scarpe Lidl e Amazon che commercializza anche i medicinali e consegna a casa anche di domenica e non si capisce più chi fa innovazione e chi punta al prezzo.
Con la pandemia la salute è salita al primo posto, si è accelerata la tendenza verso i prodotti più sani, sostenibili e biologici, considerati sicuri per il nostro benessere. I consumatori sono disposti a spendere di più quest’anno per un’alimentazione sana e sicura.
Tra GDO, retail e marketplace rimangono ancora importanti e fondamentali la sensibilità, la creatività, l’emozionalità a guidare le scelte in ogni acquisto.
Barbara Trasatti