Da Cameron a Gouguin: il mare come fonte di ispirazione

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Il rapporto con il mare per i Greci è stato sempre di odio e amore. Da una parte veniva temuto, dall’altra si restava incantati di fronte alla sua bellezza, al suo fascino immenso. Colori, ossigeno, luminosità, preziosità marine. Il mare è stato da sempre fonte di vita ed è proprio al mare che i Greci hanno affidato la nascita di Afrodite, dea della bellezza, della sessualità e dell’amore. 

Ed è al mare che il regista James Cameron offre il suo ultimo capolavoro “Avatar. La via dell’acqua”, sequel del primo film uscito nel 2009 e nelle sale cinematografiche italiane lo scorso dicembre. Il regista ha offerto un tributo emozionante al mare e alle creature che lo abitano, mostrando come ancora una volta l’azione dell’uomo invada e distrugga un habitat naturale per piegarlo alle proprie esigenze.

E al mare si sono ispirati e continuano ad ispirarsi gli artisti di tutte le epoche, da Paul Gauguin a Edward Hopper. Acque cristalline e limpide, spuma di mare e onde, profondità e immensurabilità sono da sempre catturate dal pennello dei grandi maestri del passato, affascinati dalle emozioni che è in grado di suscitare.

Non tutti sanno che Gauguin nella sua vita ha fatto anche il marinaio ed ha conosciuto la vera forza del mare. Per Gauguin il mare non è serenità e fascino come per i pittori impressionisti, ma è più una forza immensa, un elemento emozionale e violento. Così nel dipinto “L’onda” del 1888 ciò che predomina è la violenza e la potenza del mare.  Le onde appaiono forti, animate da un’energia inarrestabile e continua enfatizzata dalla spiaggia di un rosso intenso dove due figure appena accennate sembrano scappare dalla violenza di questa energia.

William Turner con “Il naufragio” dipinto nel 1805 e oggi conservato al Tate di Londra, restituisce un’immagine più cupa e violenta. In questo dipinto la forza della natura del mare sovrasta quella dell’uomo: le imbarcazioni sono in balia della tempesta. L’espressività di Turner rende perfettamente quella che è la furia del mare in tempesta. 

“The Long Leg” di Edward Hopper del 1935 trasmette, invece, un senso di pace e tranquillità cari all’artista. Il movimento aggraziato della barca attraverso l’acqua esprime l’attaccamento di Hopper al mare e il suo amore per la vela anche se contribuisce alla quiete dell’immagine. Come molti artisti newyorkesi della sua generazione, Hopper cercò sollievo dall’estate in città recandosi sulla costa del New England. I toni freddi e il senso di pace in questo lavoro offrono una tregua dal calore e dalla sporcizia di New York. Il dipinto, infatti, è stato realizzato a Long Point Light a Provincetown, non lontano dalla residenza dove il pittore passava sue estati.

Insomma, sia che si tratti di James Cameron o di Paul Gauguin, il mare eserciterà sempre sull’uomo enorme fascino. Perché è vita e morte allo stesso tempo, è curiosità e paura dell’ignoto e dell’abisso. È forza temibile e mansueta. È pace e caos. È tutto e il contrario di tutto e sempre sarà così.

Roberta Conforte

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