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La navigazione Neolitica (VI millennio a.C.)

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La navigazione Neolitica (VI millennio a.C.)

Il caso del sito “La Marmotta”

Quando si parla di navigazione nel passato la nostra mente torna indietro fino ai Greci, con il mitico viaggio dell’eroe Omerico Ulisse e con le grandi imprese navali condotte da ‘città stato’ come Atene. Cultura generale mi viene da pensare, ma perché questa “cultura” non torna mai indietro fino agli albori della navigazione?

L’uomo si è spinto oltre da sempre, ogni volta che ne ha avuto necessità o semplicemente desiderio, ed è per questo che circa cinque millenni prima dei Greci, la navigazione esisteva già.

Dobbiamo immaginare come la navigazione, già allora, fosse differenziata per ambienti, che sia stata sul mare adriatico o tirreno o sui grandi laghi, questo comportava differenze nelle scelte umane.

La navigazione nel mar Mediterraneo, più che delle correnti, risente dei venti favorevoli o non favorevoli che siano, che spirano da diversi versanti, spesso anche dalla terraferma verso le coste.

Questo lo sapevano bene i Sardi e successivamente gli Etruschi, ma tutto questo era conosciuto e sfruttato ben prima.

La navigazione nasce e si evolve sicuramente su laghi e fiumi, ambienti più semplici da dominare su cui si svolgeva sicuramente la vita quotidiana di tutti quei siti che dal Neolitico in poi, scelgono di posizionarsi nei pressi di questi ambienti.

Attenzione: questo non ci faccia credere che la navigazione in mare ritardi, le conquiste tecnologiche umane si basano sull’adattamento all’ambiente in cui i diversi gruppi sociali vivono, la variabile legata alla complessità è quasi sempre trascurabile o comunque non permette un attardamento significativo. Se si navigava nei laghi si navigava anche in mare.

Il sito archeologico “La Marmotta” (Anguillara Sabazia, Roma, Italia) è un luogo singolare per quel che riguarda la conservazione e il recupero dei resti di legno e di piante. Si tratta di un villaggio neolitico situato sulle rive del lago Sabatino.

L’eccezionale conservazione nel sito, data dalla sua posizione nei pressi del lago, ha permesso ad oggetti costituiti da materiale deperibile di conservarsi in ambiente anaerobico, cosa che spesso accade con gli abitati perilacustri che vengono ricoperti da fango e acqua che, in condizioni particolari, sigillano il contesto impedendo l’attacco batterico e conservando oggetti in materiale deperibile come il legno. 

Le indagini hanno permesso il recupero di cinque canoe e di numerosi oggetti relativi alla navigazione, alla costruzione di case, all’agricoltura, alla caccia e all’artigianato.

I reperti rinvenuti, e il periodo dell’occupazione tra il 5700 e il 5300 a.C., fanno del sito “La Marmotta” un punto di riferimento per lo studio, sia della diffusione del sistema di vita Neolitico, attraverso le rotte marittime, verso occidente, sia della tecnologia del legno durante il primo Neolitico nel bacino del Mediterraneo.

L’eccezionale quantità di resti organici del sito è tutt’oggi oggetto di studio per l’identificazione tassonomica delle specie legnose utilizzate come materia prima per la realizzazione di manufatti per le attività agricole, architettoniche, artigianali e tessili.

Un approfondito studio del complesso di falcetti completi e frammentari ha permesso ad esempio di riconoscere nel Quercus sp. deciduo (quercia) il tipo di legno più frequentemente utilizzato nella costruzione di questo strumento agricolo.

La tecnica di lavorazione del legno costituisce un importantissimo indicatore della profonda conoscenza dell’ambiente naturale e delle caratteristiche stesse del legno. 

L’insieme di questi strumenti in legno ed in particolare delle cinque imbarcazioni monossile ritrovate, oggi conservate nel Museo delle Civiltà a Roma, ci parlano di una società tecnologicamente avanzata e qualificata che rivoluziona la nostra concezione di comunità neolitica, mostrandoci che queste erano molto più evolute di quanto pensassimo.

La navigazione, come tutte le conquiste umane, sono avvenute molto presto nella nostra storia, l’uomo, da sempre, sfrutta tutte le sue potenzialità, di adattamento all’ambiente circostante e di sviluppo di tecnologie atte al miglioramento del tenore di vita. Scrolliamoci di dosso l’idea dell’uomo primitivo che ha atteggiamenti più animaleschi che umani: da quando nasce Homo Sapiens non è cambiata molto la nostra volontà di scoprire e migliorare. 

Dott.ssa Andrea Di Giovanni

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