Arte sostenibile o fusione sostitutiva?

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Il concetto di energie rinnovabili come alternativa ai combustibili fossili è stato sviluppato negli anni ’70, in seguito all’aumento dei prezzi del petrolio e alla crescente consapevolezza dei danni ambientali causati proprio da questi combustibili fossili. In questo periodo sono stati sviluppati i primi progetti per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, come impianti solari ed eolici, e sono state elaborate le prime politiche per promuoverne l’utilizzo. Da allora, la tecnologia e la conoscenza delle fonti di energia rinnovabili sono migliorate e i costi di produzione sono diminuiti, rendendone l’utilizzo sempre più conveniente. 

Certo è che è stata fatta un’opera di sensibilizzazione davvero importante, soprattutto nell’ultimo decennio, e l’arte contemporanea ha un ruolo fondamentale in questo. Numerose sono, infatti, le sculture di energia rinnovabile che incorporano tecnologie per generare energia pulita, come pannelli solari o turbine eoliche. A Belgrado, ad esempio, nel Tašmajdan Park, Miloš Milivojevic ha realizzato una struttura artistica di acciaio nero, simile ad un grande albero d’ebano, che sovrasta lo spazio verde e regala ombra ai visitatori, comodamente seduti su una panchina. Questa scultura sfrutta il colore nero per catturare la luce mentre i pannelli fotovoltaici, posti sulla superficie dei finti rami, permettono, ai visitatori, di ricaricare i propri dispositivi comodamente all’aria aperta, distanti da qualsiasi presa domestica.

Elena Paroucheva, pittrice, illustratrice, autrice di installazioni artistiche e pianificazione urbanistica, in occasione delle olimpiadi invernali di Soči del 2014, ha installato una monumentale figura di sciatore che di notte viene illuminato con i colori della bandiera russa (bianco, rosso e blu). La scultura elettrica, la cui struttura riprende quella del traliccio, trasmette energia ai comuni vicini.

Ma la ricerca, si sa, non si ferma mai, e nel corso degli anni, sono state trovate altre alternative per soddisfare la sempre più crescente domanda di energia, alcune di recentissima scoperta.

Il 13 dicembre 2022, infatti, il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti ha divulgato un risultato epocale, una tappa storica nel cammino verso l’uso su scala industriale dell’energia a fusione nucleare. I fisici del Federal Lawrence Livermore National Laboratory in California sono riusciti per la prima volta a ottenere più energia di quanta ne sia stata spesa per attivare il processo. 

Parliamo della fusione nucleare ovvero il processo tramite il quale due atomi leggeri vengono uniti insieme per formare un atomo più pesante, liberando una grande quantità di energia. E’ quello che accade nel Sole e negli altri corpi celesti. Il processo di fusione nucleare nel Sole avviene all’interno del suo nucleo, dove le alte temperature (15 milioni di °C) e le immense pressioni causano l’unione di atomi di idrogeno per formare atomi di elio. Durante questo processo, semplificando, una piccola quantità di massa viene convertita in energia in una grande quantità di calore e luce.

La fusione nucleare ha molti vantaggi rispetto alle fonti di energia tradizionali come il carbone, il petrolio e il gas. E’ una fonte di energia pulita, poiché non emette gas serra o inquinanti atmosferici, e le scorie radioattive prodotte sono meno pericolose. Inoltre, le risorse necessarie per la fusione nucleare, l’idrogeno per esempio, sono abbondanti e rinnovabili. 

Però, perché c’è sempre un però, essendo un progetto ancora in fase di sperimentazione, non è ancora una fonte di energia pratica e commerciale. Ci sono ancora sfide tecniche da superare, come la creazione di una reazione di fusione sostenibile e la gestione del calore prodotto, affinché diventi una fonte di energia pratica e sostenibile.

Roberta Conforte

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