Vita vera o tranquilla? Ecco quella del boss dei boss

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Nei nostri numeri precedenti noi autori de “La Città Magazine” ci siamo interrogati spesso su quanto sia importante, per l’uomo moderno, fare delle scelte. Perché il limbo dell’incertezza, spesso, può essere anche peggio del prendere una decisione che poi alla fine si rivela sbagliata. Scegliere ci permette di capire se abbiamo fatto bene o male in una determinata situazione. 

Il problema è che spessissimo non sappiamo cosa vogliamo davvero. O forse lo sappiamo, ma la nostra paura di sbagliare ci frena, ci ferma. 

Le notizie che raccontiamo diventano quindi lo specchio della società in cui viviamo. 

L’arresto del boss dei boss Matteo Messina Denaro è stato raccontato come un trionfo. Ma… può mai essere un trionfo arrestare uno dei più grandi boss dopo 30 anni di latitanza? E dove si era nascosto? Su Marte? E cosa aveva? Un mantello tipo quello di Harry Potter, in grado di diventare invisibile ogni volta che andava a prendere la frutta al mercato? 

No. Uno degli uomini più pericolosi al mondo era in Sicilia. Lo hanno arrestato in una clinica, dove stava andando per farsi controllare e curare. 

Proprio come un uomo qualunque. 

Il 9 Maggio 2010, addirittura, come riporta lo scoop di “Repubblica”, Matteo Messina Denaro è addirittura andato allo stadio per la partita spareggio fra Palermo e Sampdoria. 35.872 spettatori. Numeri importanti, visto che le squadre si giocavano l’accesso alla Champions League. Pensate alle telecamere, ai controlli, ai telefonini. Nessuno lo ha visto. In realtà il boss non era lì per vedere la partita, racconta un pentito, ma per una riunione di mafia. Allo stadio. Per una riunione di mafia.  

Ma chissà.

Parliamo, come scrive Furio Zara in un bellissimo articolo pubblicato su La Gazzetta Dello Sport, di “un uomo temutissimo che le forze dell’ordine cercavano da quasi vent’anni in ogni parte del mondo, fuorché dove stava (…). Un uomo ricercato dal 1993 per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro, compreso il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo che, dopo 779 giorni di prigionia, venne strangolato e poi sciolto nell’acido”. Ecco. Parliamo di uno così. E riesce a entrare in uno stadio di Serie A, guardare la partita e nel frattempo fare una riunione di mafia. 

Immagino la faccia di chi frequenta gli stadi e che ogni domenica deve mostrare la tessera del tifoso, mostrare un documento di identità, oltrepassare i primi tornelli, poi ancora i secondi tornelli, immagino chi deve farsi toccare dalle forze dell’ordine casomai qualche ragazzino accompagnato da una mamma c’ha una bomba in tasca o una pistola nascosta sotto la giacca. Immagino la faccia di chi, ogni maledetta domenica, deve mostrare cosa possiede all’interno di uno zainetto, e chissenefrega se ci sono assorbenti, se ci sono medicinali che vanno presi perché si ha una malattia, se ci sono fotografie personali, se si possiede un dono di una persona che non c’è più, chissenefrega della privacy. Immagino la faccia di chi, ogni maledetta domenica, viene trattato come un possibile delinquente ma è chiarissimo anche ai muri che è lì per godersi una partita di calcio con la famiglia e i figli al seguito. Ecco, immagino la faccia di tutte le persone che cercano rispettosamente di seguire le regole quando leggeranno lo scoop di “Repubblica” e scopriranno che uno degli uomini più ricercati al mondo era in tribuna durante una partita di calcio di Serie A. È triste da dire ma la cattura di Matteo Messina Denaro mostra e dimostra le debolezze di un Paese che punisce solo chi può esser punito. 

La legge è davvero uguale per tutti?   

La cattura del boss ci dimostra anche che tante persone si sono impegnate per nasconderlo fino all’ultimo. Una gran fetta della popolazione sta con lui, evidentemente? Tanta gente è ancora dalla parte dei boss anziché dello Stato? 

E come giudicare i festeggiamenti di coloro che sono riusciti ad acchiapparlo? 

Vengono mostrati video in cui le forze dell’ordine si abbracciano come se qualcuno avesse segnato un gol importante. È una delle scene più frustranti degli ultimi anni. Perché lo Stato sta festeggiando un gol quando la mafia in realtà sta vincendo con dieci gol di scarto. 

Quelle facce felici di aver arrestato un boss che si nascondeva nella sua Palermo ci dimostrano quanta frustrazione si nasconda nel cuore di tutti coloro che vorrebbero fare molto più di così. 

Quegli abbracci, come se si fosse vinto un mondiale, dimostrano quanto la mafia sia più forte che mai.

Sono passati 30 anni. E quest’uomo ha visto Palermo-Samp. 

Non prendiamoci per il culo. Era in Sicilia e lo sapevano in tanti. 

Ma non è stato possibile arrivare a lui prima di oggi. 

No. Non c’è veramente nulla da festeggiare. 

Più che mai sentiamo il bisogno di consigliarvi un capolavoro di Steven Spielberg, “Prova a prendermi”. Il film è da vedere perché racconta la fuga di un fuorilegge e ci sono due interpreti straordinari: Tom Hanks e Leonardo Di Caprio. 

Scoprirete che non è così facile acchiappare qualcuno che non vuol farsi acchiappare. Scoprirete anche che, se è una cosa la si vuole davvero, poi alla fine si ottiene. Scegliere, a volte, è l’unica cosa che conta davvero. 

E l’Italia non ha ancora deciso da che parte stare. 

Buona visione. 

Marco Cassini

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