sul lavoro e la sicurezza
Un tempo molte fabbriche in Emilia Romagna non erano costruite con criteri antisismici. Nessuno poteva immaginare che uno sciame sismico avrebbe potuto provocare morte e distruzione, da quelle parti. E invece andò esattamente così. L’Emilia, da sempre, non è considerata terra di terremoti. Esistono, infatti, molti territori in Italia che hanno uno storico abbastanza pesante in materia di terremoti e la meravigliosa città de L’Aquila non fa eccezione.
Il sisma dell’Emilia, meno grave rispetto a quello aquilano in quanto a numero di vittime ma non meno tragico, viene ricordato come il sisma dei lavoratori. Ricordo il primo giorno in cui ricevetti le basi della storia per un cortometraggio su questo, che poi avrei totalmente riscritto per trasformarlo in un film.
Il film sul terremoto dell’Emilia, appunto.
Avevo 27 anni, era il mio primo lavoro su un lungometraggio.
Vi lascio solo immaginare quanto la posta in gioco fosse alta per me. In più, dopo aver realizzato serie televisive internazionali da attore protagonista o coprotagonista come “Borgia” o “L’Ultimo Papa Re”, l’idea di cimentarmi in un film low budget mi preoccupava molto. Stavo entrando nel contesto indipendente. Come avrei potuto rappresentare le scene del sisma in modo credibile senza il budget adeguato? Cosa avrei dovuto fare per rendere quel piccolo film qualcosa di autentico?
Decisi che la prima cosa da fare fosse quella di seguire le parole dei “maestri”: al Centro Sperimentale di Cinematografia ci fecero studiare i grandi capolavori del cinema neorealista. Il pubblico sente la verità in una storia. Il pubblico percepisce la necessità di voler raccontare una storia. Cercai così di fare lo stesso. Entrai in contatto con i familiari delle vittime del sisma dell’Emilia. Conobbi così il “Comitato Emilia Vite Scosse”, composto da tante persone che avevano in quel terremoto perso i propri cari. Entrare in contatto con loro mi permise di capire quanto in Emilia il concetto di lavoro fosse importante. Scrivo queste parole perché quel terremoto si divise praticamente in due fasi: la prima scossa del 20 maggio e poi una seconda il 29. Considerando che lo sciame sismico si era già registrato dal mese di gennaio dello stesso anno, la scossa del 29 maggio fu sicuramente inaspettata anche se era una possibilità che nessuno aveva escluso. Nell’arco di quei 10 giorni molti datori di lavoro, con i propri operai al seguito, si interrogarono se fosse giusto continuare a lavorare oppure no.
Ma tutti sapevano che quel terremoto avrebbe messo in ginocchio l’economia di una intera Regione, e che fermarsi poteva significare solo una cosa: chiudere. O peggio ancora licenziare. Ricordiamo in queste righe che l’Emilia è una regione di fabbriche e la cooperazione fra imprenditori e operai era ed è una caratteristica quasi culturale di questo posto. Parliamo di piccole fabbriche dove l’operaio si sente parte integrante di una squadra. Certo, anche in Emilia esistono ambienti di lavoro più brutti, ma generalmente qui c’è una cultura del lavoro e della cooperazione davvero fuori dal comune. Appresi tutti questi dettagli parlando con il “Comitato Emilia Vite Scosse” e decisi di scrivere un film dove i lavoratori, insieme agli imprenditori, si trovano di fronte a un dubbio esistenziale: continuare a lavorare anche se la terra trema con il rischio di morire sotto le macerie, o rimanere a casa in attesa che il terremoto finisca, ma con la possibilità in futuro di perdere il lavoro?
Molti operai decisero, insieme con i propri datori di lavoro, di continuare a produrre per non morire economicamente, per non morire esistenzialmente.
Ero sicuro che questo film non avrebbe potuto raggiungere la grande distribuzione, e invece SKY decise di acquistarlo. Non solo: si tenne una storica proiezione del film “La notte non fa più paura” in Parlamento. Insieme a me c’erano i familiari delle vittime del terremoto, che in quell’occasione poterono confrontarsi a cuore aperto con i parlamentari, raccontando la loro esperienza.
Alla fine della proiezione si aprì un confronto che arrivò presto a toccare temi come la sicurezza sul lavoro e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Fu un momento di grande crescita per tutti noi.
Quel piccolo film, realizzato grazie al contributo economico della Signora Maria Rita Storti, ex insegnante delle scuole superiori, divenne ben presto il “veicolo” per un cambiamento, per una riflessione. E se questo è stato possibile è solo grazie all’ascolto.
Il film è dedicato a tutte le vittime del terremoto dell’Emilia. E se adesso ci sono delle nuove fabbriche costruite con criteri antisismici, forse un piccolo contributo è stato dato anche da questa pellicola scritta con i familiari delle vittime del terremoto.
“La notte non fa più paura” riceverà in seguito una Menzione Speciale ai Nastri D’Argento e sarà proiettato alla Festa del Cinema di Roma.
Il cinema ha il grande dono di abbracciare i temi sociali e cambiare il mondo in cui viviamo per trasformarlo in un mondo migliore. Un mondo dove il rispetto per il lavoratore, per l’imprenditore, la cultura della sicurezza sul lavoro diventano una cosa sola.
Buona visione.
Marco Cassini