Danzando con Jodorowsky

0
82

“Posto che sogniamo la nostra vita, dobbiamo interpretarla e scoprire ciò che sta tentando di dirci”, scrive l’eclettico A. Jodorowsky. Una frase che sembra contenere un messaggio criptato, quasi magico, come il suo autore. In realtà è assai semplice, la magia che contiene è quella che ci indica la natura stessa, imbastita dagli intrecci dei sogni. I sogni, ecco l’elemento principale. Siamo ancora capaci di sognare o siamo diventati degli assassini di sogni? Killer innocui di noi stessi, virus replicanti di non vita; siamo questo? 

Cito ancora lui, prendendo un pezzo del suo libro La danza della realtà, dove il protagonista, che è egli stesso, racconta di un incontro speciale con il poeta Enrique Lihn. Un giorno, uscendo in passeggiata, si arrampicarono su un albero, e li seduti rimasero a discorrere sul linguaggio, come veicolo di idee stravaganti. Il nostro linguaggio, così com’è, ed è contorto, conduce la società a vivere situazioni che i due uomini definiscono ambigue, ma anche grottesche. E dunque <<Invece di pensare correttamente, pensavamo in modo contorto. Occorreva restituire ai concetti il loro vero senso>>, scrive rivelando di quel confronto un po’ folle, facendo degli esempi molto interessanti, pertanto: “Mai” diventa pochissime volte, “sempre” diventa sovente, “infinito” diventa estensione ignota, “fallire” diventa cambiare attività, “mi ha deluso” diventa l’ho immaginato in modo errato, “io so” diventa io credo, “bello, brutto” diventa mi piace, non mi piace, “sei fatto così” diventa ti percepisco così, “ciò che è mio” diventa ciò che ora possiedo, e ”morire” diventa cambiare forma.

Soffermatevi qualche istante sul ribaltamento delle parole e, quindi, del senso che sembra mutare… Altra cosa interessante di quel gioco sull’albero fu affermare negando. Somiglia ad una sciarada e, forse, lo è, infatti, la “felicità” viene trasformata in: essere ogni giorno meno triste.

Suona meno ardua, così, la felicità! La felicità che sembra un traguardo faticoso da raggiungere e, in effetti lo è, ma solo perché siamo diventati assassini di sogni, killer innocui di noi stessi, virus replicanti di non vita. Se invece di usare questa unica parola ne usassimo un po’ di più, senza badare al risparmio, senza inseguire la semplificazione, ricordando il nostro antico e mistico passato, ogni giorno diventerebbe più bello, o meno pesante – proseguendo il gioco -, e come farfalle voleremo, volteggiando sospesi e immersi nell’effluvio delicato dei fiori più belli. Dovremmo recuperare la libertà che ci hanno tolto da bambini, quando ancora sognavamo, e la nostra mente non aveva recinti. <<Non sei venuto qui per realizzare il progetto personale degli adulti che ti impongono mete che non sono le tue, la principale felicità che ti offre la vita è consentirti di arrivare a te stesso. Dovresti avere il diritto di possedere uno spazio dove isolarti per costruire il tuo mondo immaginario, per vedere quello che vuoi senza che i tuoi occhi vengano limitati da una moralità effimera, per ascoltare le idee che desideri, anche se sono contrarie a quelle della tua famiglia. Sei venuto qui soltanto per realizzare te stesso… >> ci dice, ammonendoci, Jodorowsky.

Non sappiamo più scegliere consapevolmente, le nostre scelte sono indotte non tanto dalle nostre reali necessità e desideri profondi, ma dai bisogni e desideri altrui. D’altro canto, anche noi, come parte del tutto, condizioniamo le scelte degli altri. Perché non smettiamo di essere killer innocui di noi stessi? Virus replicanti di non vita! Cosa ci frena? Cosa ci blocca? E’ forse la pigrizia? Oppure la paura?

Per Jodorowsky era fondamentale che la ragione imparasse a parlare il linguaggio dei sogni, divenendo arte.

Impariamo ad immaginare la nostra vita immersa in quell’effluvio gentile, danziamoci dentro, scopriamoci, liberiamoci della pigrizia o della paura.

Alessandra De Angelis

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui