Il mondo ha fame di felicità, ma spesso le persone sono deluse, anche se sembrano aver raggiunto le mete ambite da tutti, oppure si lasciano andare alla depressione e al nichilismo, perchè hanno confuso l’euforia vuota di valori con la vera pienezza che dona ben altro!
Allora, cos’è la vera felicità?
Molti ricorderanno il film di Gabriele Muccino del 2007 “La ricerca della felicità”, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico del milionario americano Chris Gardner e interpretato da un convincente Will Smith, che racconta le peripezie del protagonista, dal dramma dell’abbandono della moglie, delusa per il suo ennesimo fallimento nel lavoro, fino al raggiungimento del successo.
Dopo che la moglie decide di lasciarlo, Chris Gardner rimane solo ad accudire il suo bambino, con l’intento di offrirgli tutto il meglio che avrebbe desiderato alla sua età: in primis, un padre accanto per guidarlo nei momenti difficili e dargli fiducia sulle possibilità, di realizzare i propri sogni nella vita, anche in condizioni di avversità.
Con forte determinazione e con il coraggio della disperazione Chris affronta mille ostacoli, senza far mai percepire al bambino la gravità della loro situazione, piena di incertezze e di problemi, e riesce a trasformare il loro destino, tanto da poter diventare un mecenate per altri talentuosi, privi di mezzi.
Questa storia non è una favola, e se andiamo a leggere il racconto che ha ispirato il film, scopriamo meglio, da dove è partito il protagonista: da una realtà ancora più cruda e negativa di quella che appare nel film, che però vede la catarsi dagli errori commessi e offre a tutti la speranza di poter cambiare percorso e destino!
La felicità, infatti, non è un dono per gli eletti né una vittoria per i fortunati, ma una costruzione, segnata anche da passi falsi, che comunque insegnano a realizzarsi e non in modo riduttivo, accontentandosi di attimi di gloria o di effimere emozioni, peggiorate magari dall’ebbrezza del rischio!
Credo che la felicità non sia un’illusione, ma una possibilità da scegliere, che richiede però di far chiarezza su come riuscire a raggiungere lo scopo, certamente non facile né immediato, come pretenderebbe la mentalità narcisista, molto diffusa oggi.
Infatti, con la velocità permessa dai mezzi tecnologici oggi disponibili, si distorce spesso la realtà, pensando che tutto sia a portata di un “clic” e si arriva persino a credersi falliti, se non si è sempre immediatamente vincenti nella gara per il raggiungimento degli obiettivi desiderati!
Prima di arrivare a concludere con una sentenza di fallimento o con un’affermazione positiva, dobbiamo, invece, lavorare molto sul tema dell’attesa, per imparare a valutare serenamente le situazioni, non sull’onda delle emozioni: solo il tempo, infatti, può rivelarci cosa ha prodotto effettivamente un’esperienza vissuta a livello di maturità più completa , e può anche accadere che le apparenze di successo siano disconfermate dalla perdita di spessore umano, conseguenza dell’agire senza tanti scrupoli, pur di essere alla ribalta dell’attenzione mediatica, di alcuni protagonisti della nostra attualità!
Ecco, credo che la felicità non risieda nel clamore suscitato da un’impresa portata a termine, ma nel processo che la precede, rimuovendo la convinzione spregiudicata di memoria macchiavellica, per cui “Il fine giustifica i mezzi”, anche perché nel trattato «Il Principe» si pensa alla stabilità dello Stato senza risvolti morali, mentre per le persone l’aspetto morale è imprescindibile dalla felicità. Sono convinta, infatti, che la felicità non sia un’illusione per cuori folli, per ingenui sprovveduti, ma sia una conseguenza del fattore umano messo in azione con impegno, l’unico valore autentico che può produrre i risultati auspicabili: crescere senza presunzione di perfezione, evolversi con i ritmi giusti, uscire dal ripiegamento sui propri esclusivi interessi e meritare così di vedere il miglioramento dentro e intorno a sé!
Paola Giorgi