“Non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il cielo” scriveva Pessoa, un autore che amo, per la sua scrittura ma soprattutto per le sue riflessioni, intense, malinconiche, rivelatrici. Ed ecco che questa breve citazione mi ha portata a riflettere, più di una volta a dire il vero, sulla mia condizione che è comune a quella di molti, una condizione di stallo, e di desiderio non ben definito, ma finalizzato ad un cambiamento della nostra vita, teso a migliorarla, se non anche finanziariamente ma almeno spiritualmente. Se vogliamo cambiare il nostro destino, ma sarebbe anche interessante dire: se vogliamo scoprire ciò a cui siamo destinati, e quindi la nostra strada, quella scelta prima di giungere nel corpo in cui ci troviamo adesso, dobbiamo D E S I D E R A R E!
Desiderare un vero cambiamento, desiderare di riuscire a scoprire quale tra le nostre doti è una vocazione, quella capace di modificare la nostra vita, rendendola piena, realizzata. Spesso ci sembra di desiderare, ma in realtà non c’è convinzione in quel sentimento, non c’è amore e desiderio pulsante. In un mio scritto del 2017 ho provato a teorizzare il motivo di quel pozzo che fissa il cielo, privandoci di una vera realizzazione. Il risultato di quelle speculazioni filosofiche è abbastanza lungo, pertanto ho scelto di riportare in questo articolo, solo un breve sunto, che voglio condividere con voi come una sorta di sprono, di primavera che germoglia:
Cosa ci frena, cosa ci blocca impedendoci di fare quel passo in più, quello determinante, quello che ci consentirebbe di raggiungere la realizzazione? E’ forse la pigrizia? O la paura? Rimaniamo ancorati al malessere come se fosse la nostra salvezza, c’è qualcosa che ci tiene imbrigliati alla nostra insoddisfazione, facendoci credere che non possiamo farne a meno. Ma non è forse, questo, un terribile ossimoro? Restare ancorati al malessere! E’ vero, quel passo in più, può richiedere un cambiamento consistente e impegnativo, ma in verità il mutamento ci appare così arduo e oneroso solo perché non siamo abituati ad esso.
Dovremmo integrarlo, il cambiamento, nella nostra vita, adeguandoci ad uno stile che muta, che può mutare, senza stravolgere del tutto il nostro solito tran tran, almeno inizialmente. Piccole metamorfosi quotidiane come spostare gli oggetti di casa, e magari anche i mobili, comprare delle piante e curarle, o addirittura spingersi nella direzione del giardinaggio, dire No, potrebbero favorire dei magnifici risvegli, rinnovamenti capaci di schiaffeggiare quelle rassicuranti ma, talvolta, terribili abitudini. Nella realtà dei fatti, succede quasi sempre che certe situazioni, seppur tormentose, amare, complicate e anche detestabili, continuiamo a tenercele addosso. Sebbene ne sentiamo l’odore acre, come anestetizzati, andiamo avanti così, limitandoci a lamentarci. Non riusciamo a cambiare, a lasciar andare.
“Non ci realizziamo mai, siamo come due abissi: un pozzo che fissa il cielo.”
Alessandra De Angelis