“I rapporti di vicinato sono la pietra di paragone che smaschera i ricchi. I ricchi non hanno vicini” scrive Aldous Huxley nel suo romanzo filosofico dei primi anni venti Punto contro punto, quando ci troviamo a leggere il dialogo tra Illidge – un apprendista scienziato maldestro e dalle idee sovversive -, con Walter il protagonista della storia (alquanto intricata) – un giornalista timido e inconcludente -, figlio di un famoso pittore. Il pezzo in questione nasce dall’imbarazzo di Illidge che durante un concerto importante nel Palazzo dei ricchissimi Tantamount, inciampa sulla scalinata dalla quale stava scendendo insieme al padrone di casa, un vecchio scienziato molto simile ad un orso poco predisposto alla vita mondana, attratti e chiamati dal suono di Bach mentre lavoravano ad un esperimento.
“I ricchi hanno un che di stranamente meschino, spregevole e malato. Il denaro produce una specie di incurabile insensibilità, non c’è niente da fare. Gesù l’aveva capito. Il versetto del cammello e la cruna dell’ago è una semplice constatazione di fatto. Si ricorda l’altro versetto sull’amore per il prossimo, i vicini? Dopo di ciò mi considererà un credente,” Illidge ebbe l’aria di scusarsi “ma bisogna riconoscergli i suoi meriti. Quell’uomo aveva capito, aveva visto chiaro.”
E’ qui che emerge la frase sui rapporti di vicinato come la pietra di paragone che smaschera i ricchi, l’inizio di un discorso ragionato per sviluppare una tesi contro i ricchi. Una dissertazione filosofica e sociale che nasce sui ricordi della madre di Illidge, ricordi molto semplici ma di grande effetto, come quando doveva uscire e si affidava ad una vicina per badare a lui e ai suoi fratelli; una cortesia che ovviamente ricambiava all’occorrenza. Oppure, se qualcuno stava male e non poteva muoversi, i vicini arrivavano in soccorso portando qualcosa da mangiare. “Quando uno vive con meno di quattro sterline alla settimana, per forza deve comportarsi da cristiano e amare il suo vicino. […] può capitare di aver bisogno l’uno dell’altro in casi di emergenza; spesso con una tale urgenza che rifiutare è fuori questione. Visto che uno, in quanto essere umano, non può fare a meno di dare il suo aiuto, è meglio sforzarsi di voler bene alle persone che si devono aiutare” scrive ancora Haoldous Hixley, in questo superbo <<romanzo di idee>>, facendolo dire allo scienziato povero. Ed Illidge prosegue nella sua dissertazione dialogata con Walter:
“Ma voi ricchi non avete veri vicini. […] Non occorre che la vicina dia un’occhiata ai vostri pargoli quando uscite, visto che avete bambinaie e governanti che lo fanno a pagamento. Normalmente non vi accorgete nemmeno dei vostri vicini. Tenete le distanze. […] Magari dietro le imposte avvengono le tragedie, ma i vicini non ne sanno niente.”
“Sia ringraziato Iddio!” esclamò Walter.
“Ha ragione a ringraziarlo. La privacy è uno dei lussi maggiori; ma i lussi si pagano. La gente non si commuove per le disgrazie che non conosce. L’ignoranza e la felicità degli insensibili.”
Il dialogo prosegue, ho riportato solo il fulcro di una discussione – apparentemente di vita quotidiana ma solo in superficie -, poiché è il nocciolo di una rilevanza sociale che esprime le basi di un concetto molto forte, quello dell’importanza della comunità, intesa come coesione di affetti. Lo abbiamo visto nel disastro in Emilia Romagna con le alluvioni di maggio, dove una comunità coesa ha reagito spinta dall’amore verso il suo vicino, aiutata da uno spirito socievole insito nella gente di quei posti. Una comunità di questo tipo, certamente non è avulsa dalla sofferenza e dai problemi che può causare una calamità naturale, ma un dolore condiviso è certamente meno pesante di un carico che si porta da soli.
Il rapporto tra vicini, tuttavia, non è sempre così armonioso e solidale, anzi, è spesso causa di liti estenuanti che, talvolta, in casi estremi, sfociano in sanguinosi delitti. Oppure non esiste nessun tipo di rapporto, e non a causa della ricchezza come tende il discorso sopra citato, ma per colpa della paura. Si, della paura. Viviamo un periodo storico, questo, in cui si preferisce non immischiarsi, per evitare di trovarsi invischiati in situazioni pericolose o, comunque, complesse, troppo difficili da dipanare, che inevitabilmente ci risucchierebbero.
“L’ignoranza è la felicità degli insensibili”.
Non è più una questione di povero o ricco ma di paura, paura di ciò che si potrebbe nascondere dietro la porta accanto. Questo problema non è presente nei piccoli borghi, dove tutti conoscono tutti e, pertanto, il rapporto di buon vicinato persiste. Si è persa l’abitudine di lasciare i portoni aperti o con la chiave infilata nella toppa, ma non a causa del vicino, bensì per il timore del forestiero, ed è forse il motivo per cui molti scappano dalle città per “rifugiarsi” nei piccoli borghi, e li ritrovare il sostegno di una comunità, presente se perdi il gatto, presente se un infortunio ti blocca a casa e non puoi uscire a far la spesa o accompagnare il figlio a scuola. Rapporti, relazioni dunque, che donano un benessere generale al singolo come al gruppo, dal micro al macro, mettendo in circolo energia positiva.
Alessandra De Angelis