La rinascita a nuova vita

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Le persone più curiose e quelle che si mettono spesso in discussione sono persone fortunate: cercando costantemente novità e approfondimenti, incappano molto spesso in nuovi sentieri dell’essere, che inaspettatamente portano a nuovi percorsi di vita.

Queste persone sono accompagnate costantemente da un senso di rinascita, piccolo o grande che sia, in funzione dei nuovi stimoli intellettivi e delle nuove argomentazioni alle quali sono sottoposte: essendo la loro mente tendenzialmente aperta al cambiamento, una primavera intellettiva li accompagna nel loro percorso di vita.

E’ pur vero che questa peculiarità caratteriale non è molto diffusa, essendo l’essere umano inerzialmente legato ai suoi percorsi intellettivi abitudinari: non abbiamo molta voglia di abbandonare la nostra comfort zone, se non manifestamente costretti a farlo. Pensiamo positivo: questa interessante opportunità di miglioramento non costa né soldi, né fatica fisica, ma un lavoro su sé stessi, che ci porta automaticamente valore aggiunto, in quanto ci fa scoprire che possiamo superare dei limiti personali che consideravamo invalicabili.

Faccio un esempio lampante: il grandissimo Alex Zanardi.

Una persona di successo, un pilota dalle riconosciute capacità di guida, che ha corso con profitto in svariati campionati automobilistici (ha iniziato nei kart, poi in formula 3, in formula 3000 e in formula 1, ecc.) e in vari continenti (nell’avvincente e competitivo campionato americano CART ha vinto due volte il titolo piloti): il destino gli ha riservato un terribile incidente in cui ha perso entrambe le gambe. La sua esistenza si trovava ad un bivio: adattare passivamente la sua quotidianità alla nuova condizione fisica, oppure rimettersi in gioco e rinascere a nuova vita. Sappiamo bene che ha scelto la seconda opzione.

Dopo una lunga convalescenza, Zanardi ha ripreso a gareggiare con vetture adattate alle sue nuove esigenze e si è preso addirittura il lusso di vincere il campionato italiano Superturismo, che non è esattamente una scampagnata tra collegiali, ma una sfilza di sfide all’ultimo respiro tra avariatoni sciroccati che non frenano fino a quando non lo fa l’avversario con la vettura a fianco, provando a spostare un po’ più in su l’asticella delle invalicabili leggi della fisica.

Il destino però lo sottopone ad un’altra durissima prova: un secondo incidente a giugno 2020, questa volta durante una gara di beneficienza in handbike (di cui era diventato campione ai Giochi paralimpici di Londra nel 2012, successivamente medaglia d’oro in vari campionati mondiali di specialità): è stato tra la vita e la morte, ma dopo più di un anno è tornato a casa, ovviamente non mollando mai.

Senza dover vivere esperienze così traumatiche come quelle di Zanardi, dovremmo sempre essere aperti ai cambiamenti. Il destino ce ne può riservare di irrinunciabili e magari poco piacevoli, tanto vale allora allenarsi ad essi con eventi meno nefasti, ma forieri di opportunità. Dovremmo pensare a noi come a dei bruchi: siamo potenzialmente delle farfalle, ma non sappiamo di esserlo fino a quando non superiamo lo stato di crisalide, per addivenire poi al superiore stadio finale.

Lo stimolo al cambiamento personale lo possiamo coltivare guardandoci indietro: sono sicuro che riconosceremmo tantissimi cambiamenti a cui magari non abbiamo fatto caso più di tanto, ma che effettivamente hanno condizionato, molto probabilmente in meglio, la nostra vita.

Personalmente ho vissuto tante esperienze di cambiamento: sono sempre state occasioni maieutiche, mai sprecate. In varie occasioni ho sottolineato il fatto che preferisco avere rimorsi e non rimpianti. Ritengo molto meglio vivere una primavera di cambiamenti con qualche temporale, che uno statico autunno con una costante e leggera pioggia che inumidisce lo status quo. E voi cosa preferite?

Gerardo Altieri

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