Tenere a battesimo qualcuno o qualcosa è sempre fonte di emozione. Se poi si tratta di un’iniziativa editoriale che è emozionante di suo ed è anche fonte di un certo orgoglio per quello che vorremmo rappresentasse nel quadro delle nostre strategie (e sinergie) di gruppo, allora il piacere e la soddisfazione di fare una “versione dell’editore” di apertura diventano impareggiabili.
L’idea di un format “junior” del nostro magazine potrebbe sembrare poco originale, se ci limitassimo a guardare al panorama editoriale nazionale anche solamente nel recente passato. Eppure, così come siamo riusciti a creare qualcosa di innovativo, prima di tutto nei “contenuti”, per LaCittàMagazine, siamo sicuri di inaugurare qualcosa di altrettanto nuovo ed entusiasmante per i più giovani. Il punto di partenza, in realtà, è proprio la ricerca di contenuti che arrivino prima di tutto dagli stessi ragazzi. Una volontà, chiara e definita, di accreditare nuovi autori tra i giovani e i giovanissimi; dare spazio, voce, attenzione e, quindi, ascolto, ai pensieri, ai valori, alle richieste (esplicite e recondite), ai sogni e alle visioni dei cittadini, delle donne e degli uomini del futuro.
Un tentativo, il nostro, tutt’altro che fugace ed estemporaneo, di interagire a tutto tondo con un mondo al quale solitamente, noi adulti, riserviamo più parole che occhi e orecchie attenti, verso il quale inviamo molti input ma dal quale raccogliamo, per distrazione o per sottovalutazione, pochi feedback. I nostri ragazzi hanno molto da dire, ma faticano sempre di più a trovare spazi e modalità in grado di favorire e agevolare una loro completa apertura. Che sia per mancanza di allenamento e di occasioni o che dipenda da una sorta di “sfiducia” che i ragazzi si sentono sistematicamente addosso quando c’è da dire o da fare qualcosa di serio e di importante, il punto è che senza il loro apporto si perde tanto. Ci perdiamo tutti.
Certo, sarà difficile e impegnativo trovare e riuscire a dare spazio a voci e pensieri originali, spontanei, liberi, perfino divergenti, tra i ragazzi, affinché anche in questo nuovo magazine ci sia continuità con le scelte che hanno animato le altre esperienze editoriali del gruppo. Abbiamo visto, infatti, come troppo spesso i giovani possano essere (e risultare) indottrinati, inquadrati e omologati, finendo per venire strumentalizzati solo per aggiungere, ad una narrazione preimpostata, messaggi (subliminali) che parlano, con il volto e la voce di un bambino, “alla pancia” delle persone. Di certo, non è lo scopo di questo magazine “junior” rinforzare e veicolare i pensieri degli adulti per tramite di “piccoli scrivani”. Crediamo veramente nella forza dei ragazzi, desideriamo veramente “scovare” giovanissimi autori che ci dicano cose nuove e che ci mostrino quello che i nostri occhi appesantiti e disillusi non riescono più a vedere; vogliamo veramente che utilizzino lo spazio che abbiamo pensato per loro per riprendersi, con grinta e coraggio, il posto che meritano nel dialogo e nel dibattito della “loro” società. E già, perché più che nostra, ogni giorno che passa, questa è e sarà la loro società, il loro prossimo mondo.
Giampiero Ledda