Tornando a casa su un treno colmo di studenti pendolari, guardandomi intorno, qualcosa richiama la mia attenzione. È un ragazzino di 13 o 14 anni, di cui però non riuscivo a capire cosa mi avesse colpito: era completamente decontestualizzato. Mi sono soffermato su di lui per diversi minuti ed ecco la scoperta. Tra le mani non aveva uno smartphone. Aveva un libro, ma non studiava, si dilettava, leggeva Virgilio, L’ Eneide. Oggi è questa l’eccezione!
Dove sono i muretti della mia adolescenza dove trascorrevamo le ore del tardo pomeriggio, dopo i compiti in casa a discutere su tutto, allora ci si interrogava sulla guerra in Vietnam, si opinava sui Beatles, ognuno di noi si arricchiva dalle informazioni dell’altro o si entrava in contraddittorio quando i pareri erano discordanti, ma tutto finiva lì, per concludersi con un corroborante ” Tu non capisci niente” e nella peggiore delle ipotesi, si chiudeva con un ” mava’, va’! E i bar di provincia dove si discuteva animatamente delle prodezze di questo o quel calciatore o degli errori madornali del commissario tecnico, per poi crescendo criticare l’operato di quel governo o di quel partito, rimanendo ognuno con le sue convinzioni o acquisendo nuove informazioni che comunque diventavano elementi di valutazione mentre si rientrava a piedi a casa.
Tutto sostituito dall’Agorà dei Social Network, dove non ci si confronta, non si discute. Si pontifica!
La condanna di Umberto Eco è inesorabile: “Con i Social parola a legioni di imbecilli”. La conoscenza discende dallo studio, dall’ aggiornamento, dalla lettura ma, ahimè, i dati ISTAT 2019 rivelano che nel nostro Paese si legge sempre meno, fermo restando una contenuta crescita del 3% negli acquisti di libri e di altri prodotti culturali, nel pieno del periodo pandemico, resta il fatto che solo il 40% di chi ha più di 6 anni ha letto un libro.
Leggo su International Web Post ” La maggior parte dei commentatori da bar, pardon, da social credono che Calamandrei (con buona pace di Piero Calamandrei) sia un piatto tipico sardo e fino a qualche tempo fa avrebbero ordinato al bar (giusto per rimanere in tema) lo spread con qualche oliva e salatini.”
Dalla tuttologia alla nientelogia il passo è breve. Il vuoto non può contenere il tutto e gli pseudo scrittori o pseudo divulgatori non possono continuare a creare disinformazione e tanto meno accrescere dissenso e sviluppare settarismi sterili.
Siamo arrivati al colmo del ridicolo quando nei mesi scorsi, in pieno sviluppo della crisi pandemica, anonimi “Sig. Nessuno” contraddicevano riconosciute eminenze grigie nell’ ambito della virologia.
Social e solitudine
Da una ricerca condotta dall’Università della Pennsylvania e guidata dalla psicologa Melissa G. Hunt emerge che vi sarebbe un legame tra la quantità di tempo trascorso sui social network e l’aumento di fenomeni come ansia, depressione e solitudine.
Ovvero, l’equazione è la seguente: ad una rilevante diminuzione dell’uso di queste piattaforme si ha una diminuzione importante di questi fenomeni. Uno dei soggetti coinvolti nello studio afferma infatti che “Non comparare più la mia vita a quella degli altri ha avuto un impatto più forte di quello che mi aspettavo e mi sono sentito molto meglio e più positivo riguardo a me stesso durante queste settimane. Ora sento che i social sono meno importanti e li valuto meno rispetto a prima.”
Franco Tempesta