C’erano una volta… i bollettini prestampati, i contanti, le interminabili code agli sportelli con anziani e pensionati in “pole position”, a prendere il posto ore prima dell’apertura dell’ufficio postale che neanche le groupies dei Metallica per essere sotto il palco al concerto. C’erano una volta le bollette “della luce”, del gas e dell’acqua (e pure quelle del telefono!), che, puntuali come la pioggia a Pasquetta, facevano capolino ogni due mesi dalle cassette delle lettere creando quel misto di ansia ed emozione tipico di una sorpresa di compleanno, di quelle, insomma, che ti aspetti e che non sai se sperare che qualcuno te la faccia oppure no.
C’era tutto questo, e molto altro che girava intorno alla gestione delle utenze private, prima che la comodità della “domiciliazione bancaria” togliesse progressivamente a tutti l’incombenza di doversi muovere fisicamente per pagare le proprie bollette e agli anziani e ai pensionati un’occasione per uscire, incontrare persone, fare due chiacchiere (che di solito diventavano almeno “otto”, per via della lunghezza delle code), mantenere la mente allenata a ricordare le scadenze e a tenere sotto controllo “i conti di casa”. Oltre alla comodità logistica, infatti, la logica della domiciliazione, delle R.I.D. e degli automatismi, con i quali le aziende fornitrici di energia (ah… a quei tempi il fornitore era per lo più “pubblico”, e di solito “unico”) hanno iniziato a prendersi in autonomia i soldi degli utenti, aveva in contropartita proprio il guadagno in termini di tempo e di “disimpegno mentale” rispetto a qualcosa che però, così, cominciava a risultare sempre di più ineluttabile.
Ecco, l’ineluttabilità delle spese per l’energia è, probabilmente, iniziata così. C’era una volta… la fiducia nelle istituzioni, nello Stato e nelle sue derivazioni. C’erano una volta la S.I.P., l’Enel e le unità locali di gestione degli acquedotti. C’erano le letture quasi sistematiche dei contatori che permettevano di verificare puntualmente i conteggi e gli errori, umani, nel riporto dei dati; c’erano le ricevute da conservare gelosamente affinché nessuno potesse chiederti due volte il saldo della stessa bolletta. C’era attenzione alla dinamica del rapporto tra cliente e fornitore e c’era, forse, più rispetto reciproco, per chi permetteva all’energia di arrivare a tutti, dappertutto, e per chi quell’energia la utilizzava, quindi la pagava, facendo girare l’economia, a partire da quella dei dipendenti delle aziende erogatrici.
Oggi, invece, dopo le privatizzazioni, l’aumento del numero di soggetti (o competitors) del mercato energetico, la proliferazione sempre più incomprensibile di tariffe e offerte speciali, portabilità di ogni tipo di utenza e automatismi di calcolo (stimati o in telelettura) con conseguente automatismo nel prelievo di denaro dai conti correnti dei cittadini, si assiste ad una sorta di emorragia arteriosa, dove la pressione e la portata delle fuoriuscite aumentano sempre di più, con l’unica e inquietante prospettiva di un dissanguamento completo. C’era una volta la fiducia, si è già detto prima; una fiducia che, però, si respirava in tutto il sistema economico e sociale, accordata a tutti i soggetti coinvolti nelle transazioni materiali, economiche e finanziarie, nonché verso lo Stato in qualità di garante. Quella fiducia accordata dai cittadini che ha permesso a perfetti sconosciuti, con la collaborazione delle banche e il placet dello Stato, di mettere le mani nelle tasche delle persone. Mani avide o, comunque, incapaci di fermarsi almeno fino a quando, in quelle tasche, ci sarà qualcosa da prendere. Una fiducia ormai agli sgoccioli, ugualmente dissanguata.
Alvise Brugnaro