Sguardi magnetici incorniciati da un viso solcato

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Lucentezza di un fascino particolare

Come la bellezza è la dimensione dell’armonia e del fascino e va contemplata così com’è, nella sua estetica portata al sommo grado, la bruttezza, al contrario equivale alla sgradevolezza e ad una serie di inestetismi che lasciano un segno indelebile.

Proviamo a considerare un quartiere di una città ed esaminiamolo per le forti dissonanze cromatiche che rendono le case, ancorché vicine, una autentica accozzaglia di stili, di colori, di degradi nella manutenzione.

Insomma, potremmo definirlo, un “quartiere sgarrupato” alla napoletana maniera.

Provate però a considerare che, come per incanto, una palazzina viene ristrutturata ed ecco un tocco di raffinatezza che finisce per propagarsi e determinare un “favorevole contagio”.

Nel breve volgere di alcuni mesi, poi di un paio d’anni, quel quartiere si rigenera e sviluppa una particolare cura dei particolari, cosa che si rende possibile, proprio perché tutto era informe all’inizio e nulla doveva essere preservato, in quanto ogni cosa era sconnessa.

Lo stesso accade quando una città subisce una scossa sismica così devastante, da sbriciolare ogni muro portante e, con esso, i tetti, le chiese, le strade solcate da profonde fenditure sul terreno.

La città, una volta che la polvere si dirada, si presenta al cospetto del visitatore, in tutta la sua bruttezza : nulla meriterebbe di essere risparmiato e tutto andrebbe demolito, per lasciare spazio ad una nuova concezione di città.

A questo punto scopriamo però che se la ricostruzione prescindesse dallo stile architettonico che aveva preceduto la tipologia di quella determinata città, sarebbe nient’altro che un “insieme di case” senz’anima, quindi spento e inespressivo.

Vogliamo descrivere come la bruttezza nei lineamenti di una persona, può essere rivelatrice di una estetica ancora tutta da evolversi fino a trasformarsi in senso positivo?

Pensiamo alla persona che ha un viso completamente rugoso: non c’è tratto del volto che non sia solcato da rughe molto profonde.

Poi, man mano che ci avviciniamo all’area degli occhi, scopriamo non senza sorpresa ed imbarazzo, che le pupille si fanno ancora più luminose ed espressive.

Allora si delineano sguardi molto suggestivi, resi magnetici proprio per effetto di una cornice di linee che solcano il viso.

Scopriamo che la profondità di uno sguardo diventa una figura che assume un particolare fascino, per effetto di quello sfondo caratterizzato da una ragnatela di rughe, che ne sono il contorno.

Il pensiero si posa sulla copertina del National Geographic, che fu impreziosita da una foto che ritraeva una donna afgana coperta da un drappo celeste, con uno sguardo profondo al centro di un volto di una probabile quindicenne.

Dopo trent’anni, la stessa donna con il medesimo sguardo magnetico, appesantita da un viso che rilevava tutta la gravità di un tempo non più esuberante, faceva la sua apparizione ancora sulla prima pagina di questa rivista internazionale.

A proposito di bruttezza, evidenziamo il tempo che è trascorso su un volto indurito da una non agevole vita, pur se risparmiato dalla lucentezza di uno sguardo magnetico.

Ernesto Albanello

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