
Setak, alias Nicola Pomponi, musicista e cantautore abruzzese, originario di Penne. Il nome d’artista lo deve al soprannome dato alla sua famiglia, “lu setacciare”, perché i suoi antenati costruivano i setacci che servivano a filtrare la farina.
La passione per il canto e la musica lo accompagna fin da quando è piccolo. Inizia a suonare la chitarra all’età di sei anni con il maestro Vincenzo Tartaglia e proprio in quegli anni inizia ad esibirsi con il suo gruppo musicale, i MANINA.
«Ho imparato a suonare e a cantare prima che a leggere e a scrivere: ho fatto il mio primo concerto a sei anni, sono cresciuto con i classici del rock, del blues e del soul, e i testi delle mie canzoni sono in pennese, cioè il dialetto dell’entroterra pescarese, che tra l’altro è una lingua molto musicale», dice Nicola.
Il 2019 è l’anno del suo primo album, Blusanza, che deve il nome all’unione tra le parole “blues” e “transumanza”, sentimento e appartenenza, due elementi imprescindibili nella sua musica. Ma Setak aveva già fatto parlare di sé l’anno prima, quando pubblicò su YouTube il video del brano Marije, raccogliendo pareri favorevoli da pubblico e critica, a cui sono poi seguiti i video di Dumane ha ‘ggià ‘rrivate e Alè Alessa’.
La scelta di cantare in abruzzese è dettata da un’esigenza puramente espressiva e melodica, e non, come si potrebbe pensare a un profondo legame con la tradizione popolare. Sicuramente anche questo, ma non solo.
Nello scorso anno è uscito con il suo secondo album Alestalè, un mix di folk, blues e tradizione. Pronto già nel maggio 2020, a causa della pandemia e del lockdown ha dovuto ritardarne l’uscita. Il titolo dell’album è un chiaro monito alla ripartenza, al rimettersi in gioco e in moto dopo il lungo stop che ha colpito tutte le categorie.
È interessante leggere il suo punto di vista sul lungo periodo di convivenza forzata nelle proprie case: «Io ho cercato di non farmi toccare a questa situazione assurda. Può sembrare strano, lo capisco, perché è difficile non essere artisticamente e emotivamente colpiti da questa cosa. Quindi è ovvio che anche io sono stato colpito dalla pandemia, dal lockdown, da un grande dramma collettivo, ma ho cercato di limitare questa influenza, ho cercato di lavorare come volevo io non come mi imponeva il tempo, con lo stesso spirito di prima».
Dobbiamo aspettarci grandi cose da questo giovane cantante “glocal”, termine che indica l’appartenenza ad una zona, capace anche di sfruttare le opportunità offerte dai processi di globalizzazione per diffondersi a livello mondiale.
È un ragazzo con i piedi per terra Setak, e la sua autoironia è un elemento in più che lo rende maggiormente simpatico.
«Sì, un giorno potrei anche diventare presidente della Repubblica, ma per la gente del mio paese sarò per sempre “lu fije d’ lu setacciare”», dice Nicola.
Oggi “lu setacciare” su Facebook conta 6242 seguaci e 4911 like.
Roberta Conforte