Sempre più persone, in Italia, che siano comuni cittadini quanto titolati scienziati, professori, personalità di spicco o vere istituzioni viventi, sono fatti oggetto di “lapidazione morale pubblica”, a mezzo shit storming, scatenate sui social media così come in presa diretta davanti alle telecamere delle principali emittenti televisive. L’ultima illustre vittima di questo trattamento è il professor Alessandro Orsini, associato del Dipartimento di Scienze Politiche della LUISS. Direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, presso la stessa università, è stato invitato in tv in quanto dotato di idoneo curriculum e di competenza e fama a livello planetario sugli “affari internazionali”, tali da poter dare un parere titolato sul conflitto tra Ucraina e Russia, e sui possibili scenari conseguenti per l’Europa intera.
Il suo intervento ha spiazzato palesemente prima i presenti in studio, poi verosimilmente la gran parte del pubblico da casa e soprattutto i vertici della sua università che non hanno esitato, immediatamente, a prendere le distanze dalle dichiarazioni del prof. Orsini, definendole “pareri di carattere personale” potenzialmente tali da “inficiare valore, patrimonio di conoscenze e reputazione dell’intero Ateneo”. Anche se molti colleghi hanno solidarizzato con il prof. Orsini e sostenuto le sue analisi, tutt’altro che etichettabili come meri “pareri personali”, la smania zelante di risultare nella piena “ortodossia di pensiero” dell’ateneo romano, sul tema della guerra, ha finito per risultare controproducente, lasciando solo una pessima sensazione di “censura” (e una pessima figura) in capo all’università di Confindustria.
E poi, in fondo, cosa ci ha detto il prof. Orsini che, con un po’ di realismo e di onestà intellettuale non sapevamo già? Magari non eravamo a conoscenza del nome delle maxi esercitazioni militari (ben tre) che nel corso del 2021 sono state fatte dalla NATO (e non solo) in Ucraina, sotto il naso dei russi. Certamente, però, siamo consapevoli che negli ultimi 30 anni non è certamente la Russia che si è allargata al di fuori dei propri territori, né tanto meno che è andata a fare iniezioni (o supposte?) di democrazia in giro per il mondo, a suon di bombardamenti “con o senza” il permesso dell’ONU. Il prof. Orsini ci ha solo ricordato, in bella forma e con grande competenza, che quando si arriva alla guerra (sempre sbagliata!), la merda se la ritrovano addosso i civili, i cittadini, i più deboli, bambini in primis, e che per questi bisogna fare ogni sforzo possibile. E, a suo parere, uno sforzo necessario sarebbe anche analizzare bene i rapporti di forza e ammettere, in anticipo, la sconfitta pur di non fare ulteriori vittime tra i civili inermi, compresi quelli che verrebbero coinvolti se il conflitto si allargasse all’intero continente europeo. E men che meno bisognerebbe armare questi stessi civili impreparati o armare ulteriormente il loro esercito destinato, comunque, alla sconfitta.
Bisogna saper perdere, diceva una vecchia canzone. Ma mi sa che in “americano” nessuna l’abbia mai tradotta.
Sandro Scarpitti