Se io fossi un Presidente

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Ricordo da piccolo quando andavo all’asilo che mi piaceva molto recitare e la mia dolcissima Suor Silvia mi aveva insegnato a vincere la mia timidezza ed a farmi recitare con una certa bravura. Una delle recite che mi è rimasta nel cuore è stata quella in cui interpretai la parte del Sindaco… Chissà forse quell’esperienza mi ha così entusiasmato che crescendo ho sempre avuto l’interesse per la cosa pubblica, per l’impegno civile e politico pensando un giorno di poter diventare un bravo primo cittadino.

Chissà se il Presidente della Federazione Russa e quello della Repubblica dell’Ucraina da piccoli siano stati anche loro ispirati per le scelte future. Chissà! Il Presidente Russo non saprei, quello dell’Ucraina prima dell’esperienza istituzionale era effettivamente un bravo attore. Già, ma la realtà è cosa ben diversa e lo vediamo e viviamo tutti, anche a chilometri di distanza dalle ferite laceranti dell’Europa orientale … ma poi perché orientale? Dell’Europa e basta.

Osservando, leggendo e cercando di capire, mi chiedo… e se fossi io il Presidente? Cosa avrei fatto?

Se fossi il Presidente della Federazione Russa, capace di salvare il paese da un periodo terribile e pericoloso come quello della dissoluzione dell’URSS, capace di difenderlo dalle liberalizzazioni selvagge post sovietiche, capace di dare nuova dignità, autorevolezza ed ammirazione per una nazione dalla cultura secolare, cosa farei nello Sato più grande del mondo? Che responsabilità! Se peraltro vedessi disattesi accordi e una scarsa considerazione dell’esigenza di equilibrio internazionale, mi farei ricordare come l’uomo che ha dimostrato di essere in grado di farsi del male o come colui che ha garantito rispetto e dignità del suo Paese con la forza della diplomazia?

E se invece fossi il Presidente della Repubblica dell’Ucraina, capace di riscuotere un consenso popolare mai visto nella storia della giovane repubblica, capace di immaginare un futuro per il proprio paese e la propria gente proteso al benessere ed alla pace sociale, sarei in grado di capire che non bisogna fidarsi delle promesse che non vengono mai mantenute da chi dice di volerci aiutare e spingendomi a credere di avere un sostegno che non avrò…mai? Sarei capace di vedere i rischi terribili a cui mi sto esponendo ed espongo la mia gente? Riuscirei a mettere da parte quell’orgoglio, che spesso provoca dolore e ricorrere a quel pragmatismo politico che possa garantire pace e prosperità della mia gente?

Io non sono un Presidente, ma se lo fossi, pur amando visceralmente la mia Nazione, penserei mille e mille volte alla mia gente, ai bambini che dovranno crescere e costruire il futuro, alle donne ed agli uomini che lo costruiscono passo dopo passo, agli anziani di cui non dimenticare mai insegnamenti ed esperienze vissute. Penserei a tutti quegli uomini che pur indossando una divisa rimangono uomini e come tali hanno vite che meritano di essere vissute. Ed allora capirei che è meglio parlare con un uomo considerato nemico per fare in modo che non lo sia più; cercherei la comprensione ed il rispetto reciproco con cui costruire un futuro di prosperità.

Roberto Falò

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