
Leggendo Nova, romanzo finalista del Premio Strega 2022, è bene soffermarsi sul prologo, dove viene menzionato un fatto di cronaca brutale, quando un po’ di anni fa, a Milano, un ghanese di nome Kabobo, uccise a picconate tre persone scelte a caso per strada. Lo ricordate? L’autore si interroga sul perché, le persone precedentemente avvicinate da lui ma fortunatamente scampate all’aggressione, non abbiano sporto denuncia. Dice che il problema non è questione di scarsa empatia, solidarietà e autismo emozionale, e quindi non un dilemma scontato di indifferenza sociale, o mancanza di altruismo ma sostiene che: <<per quasi tutti noi la violenza è un fatto emotivamente alieno>>. Eppure, il mondo è immerso nella violenza, fisica, verbale, psicologica, lo vediamo tutti i giorni, penserete, e l’ho pensato anche io mentre leggevo quelle poche pagine iniziali, ma scavando dentro di noi, senza arrivare troppo giù, in profondità, troveremo che tutto questo non ci appartenga. Siamo spettatori attoniti! È così che ci vediamo, è così che siamo, proviamo ribrezzo e nausea dinnanzi alla violenza ma pensiamo di esserne estranei: <<per quasi tutti noi è un fatto emotivamente alieno>.
Fabio Bacà si interroga e ci permette, altresì, di interrogarci su un tema importante, attraverso una scrittura ricercata senza essere ampollosa o leziosa, attraverso pensieri lontani da sterile perbenismo. Grazie al protagonista del suo romanzo, Davide, neurochirurgo stimato, dal carattere mite e gentile, marito perfetto, padre attento, immerso nella quotidianità, ci inoltriamo, nel subconscio di un uomo che si scopre paralizzato dinnanzi all’aggressione verso sua moglie e suo figlio, soccorse, invece, da un impavido sconosciuto. Un evento perturbante, che lo inchioda in una vigliaccheria becera. Poi, da quel giorno, una serie di coincidenze che sembrano quasi delle sincronicità, lo avvicinano a quell’estraneo – minaccioso nonostante il nobile ed altruista gesto nei confronti della sua famiglia -, spingendolo dentro una metamorfosi oscura. La moglie, che è contraria ad ogni tipo di violenza, inizia a sentirlo sfuggente. Anche il suo rapporto con un vicino fastidioso e molesto, che Davide ha sempre subito e affrontato con la sua solita pacatezza, è cambiato.
Finalmente, l’uomo sconosciuto e misterioso viene smascherato da Davide, che lo pedinava, seguendo i segnali di quelle coincidenze, attratto da qualcosa che neanche lui comprendeva e, temeva. Lo scova dunque, e insieme a lui, trova un mondo, ma soprattutto stana se stesso.
<<La società moderna reprime gli istinti che non comprende o che non le fanno comodo. Inibisce l’aggressività individuale perché ritiene che confligga con l’idea di civiltà. La violenza è un potere ambiguo, che ha bisogno di essere controllato: se non lo domini, dominerà te. E non puoi controllare qualcosa che neghi a priori. Non puoi gestire una parte di te che rifiuti persino di concepire>> gli dice Diego, il misterioso uomo, monaco zen esperto di arti marziali. E dice anche: <<In sostanza, l’uomo non avrebbe mai avuto le risorse necessarie a elaborare le raffinatissime dottrine scientifiche o filosofiche che ne hanno caratterizzato la storia, incluse le ammirevoli speculazioni sull’etica della non violenza, se dall’alba dell’evoluzione non avesse ucciso miliardi di creature per cibarsi della loro carne.>>
La violenza è qualcosa di naturale, legata agli istinti primordiali, racchiusa in quella parte della mente che ricorda una buia e polverosa soffitta, dove gli spiriti dei nostri antenati oziano dimenticati. Dobbiamo saperlo se ambiamo alla mitezza, ad un mondo più empatico ed altruista, dove tutti siamo in qualche modo collegati e dipendenti, gli uni dagli altri, compresa la natura, tutta. Abbiamo un tremendo potere dentro di noi e dobbiamo imparare ad arginarlo, ma per essere in grado di riuscire nell’intento, dobbiamo sfatare i pregiudizi, lasciandolo libero di esporsi. Così, rivelato e denudato, sarà più semplice riconoscerlo, conoscerlo, e combatterlo. Combatterlo per evolverci, altrimenti sarà lui a combattere contro di noi, ma, per annientarci.
Un romanzo che parla di violenza, non per amore della violenza ma al contrario, per amore della benevolenza. Concludo con una citazione che ho amato: <<Dio ha creato il mondo con la violenza. L’universo si è espanso nel nulla in virtù della pura violenza. Le nostre anime sono state salvate da un atto di violenza>>. L’ho amata perché mi ha donato stupore, perché mi ha spinta a riflettere, a pormi domande. I libri come Nova sono micce di conoscenza, sono stelle che illuminano, sono parole che nutrono, che liberano energia.
Alessandra De Angelis