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Misdirection: il depistaggio magico.

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Misdirection: il depistaggio magico.

Chiunque voglia tentare un gioco di prestigio deve necessariamente tentare di spostare l’attenzione dal trucco all’effetto magico.

Si può fare in molti modi: dirigendo lo sguardo dove si vuole che guardi lo spettatore, con un movimento più vistoso rispetto al movimento con il quale si mette in atto il trucco o servendosi di effetti speciali che funzionano principalmente su un palco e con il pubblico distante.

Luci, attrezzature speciali, complici, tutto serve per far apparire le cose non come sono ma come vogliamo che vengano percepite.

Il semplice, ma non così semplice, gioco delle tre carte, basa tutto sul “compare” dell’illusionista, in questo caso dovremmo dire truffatore, che fa sembrare semplice l’individuazione della carta giusta e la conseguente vincita, salvo poi accorgersi che è esattamente il contrario.

Ma non serve un gioco di prestigio per mettere in atto questo tipo di stratagemma, infatti, basta ascoltare qualche scaltro politico per sentire una frase “magica” che ha lo stesso potere di distrazione: il problema non è questo.

Questa formula viene utilizzata, fin troppo spesso, da politici che non vogliono rispondere a una domanda imbarazzante o difficile, per cui iniziano la risposta con “sì, ma il problema non è questo”, per poi passare a sproloquiare su uno dei cavalli di battaglia da campagna elettorale, spostando l’attenzione verso un campo a loro congeniale.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un abuso di questa tecnica di comunicazione/manipolazione sociale, utilizzata sia dai singoli partiti che da interi governi per spostare l’attenzione da un problema scottante ad un altro, evidentemente portato alla ribalta ad hoc, per “togliere le castagne dal fuoco”.

Pensiamo solo a come viene costantemente manipolato il problema dello spread: 300 punti sono un problema con un certo Presidente, ma non meritano nemmeno un trafiletto su un giornale di periferia se il Presidente è un altro.

Quindi lo spread è un problema o no?!

Questa tecnica si può usare anche in modo positivo, mettendo in atto quello che si definisce anche “salto di paradigma”, che si sostanzia nel trasformare un problema in una opportunità.

Nel business questo processo si può usare, come è già stato fatto in molti casi, per mettere al centro dell’attenzione un oggetto che di solito andrebbe nascosto.

Pensate al letto nascosto nel divano, all’asse da stiro che sembra un simpatico mobiletto o che diventi, addirittura, un oggetto da ostentare a mo’ di scultura, come è capitato per l’asse da stiro Cactus disegnato da Oscar Cotellessa per Palmar.   

Il concetto che sta alla base di tutto è che la realtà non esiste, ma esiste la percezione e se riusciamo a condizionare la percezione dei nostri interlocutori o dei potenziali clienti, il gioco è fatto.

Ma è così semplice influenzare la percezione?

Non è per niente facile, ma ci sono professionisti come me che collaborano con le aziende e con i politici proprio per ottenere questo tipo di risultato.

Certo, non siamo tutti uguali, alcuni lavorano solo per il denaro e non hanno nessuno scrupolo a partecipare a qualunque tipo di azione, anche sapendo di arrecare danni pesantissimi agli utenti, o sapendo di “impacchettare” delle vere menzogne e farle sembrare genuine (alcuni spin doctor sono dei campioni in questa roba), nel mio caso mi guardo bene dal partecipare a qualunque attività che non rispetti i miei valori e la mia libertà, ecco perché scrivo su questo giornale, perché, fino ad oggi, nessuno mi ha mai impedito di scrivere anche messaggi scomodi o non politicamente corretti.

Bene, le tecniche ci sono, tutti possono impararle, tutti possono usarle, ma sta a ognuno di voi prenderne coscienza e imparare a distinguere tra ciò che è buono e ciò che non lo è.

Ah, a proposito, adesso ci sono i fact checker, cioè, ci sono alcuni personaggi che ritengono di poter dire cosa sia vero e cosa no, ma, come è già capitato ad alcuni di loro, intendo quelli con alle spalle “grandi” nomi del giornalismo, hanno fatto delle pessime figure commettendo errori giganteschi su fatti assolutamente verificati.

Motivo in più per usare un po’ di più la propria testa e po’ meno le tante opinioni che abbondano sul web e sulle TV, che, quasi mai, dicono la verità ma solo la versione meglio pagata dallo sponsor di turno. 

 Ezio Angelozzi 

Formatore e business coach

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