Merito: quanto vale e quand’è attuale?

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Un obiettivo verso cui tendere e che ha bisogno di calma, di lentezza e di tempo

Il merito è qualcosa che deve essere il frutto di osservazioni e di esplorazioni che l’adulto mette in atto verso il bambino o verso il preadolescente.

Perché innanzitutto mi fermo a questa fascia di età che ha un limite al compimento del quattordicesimo anno?

Perché le reti neuronali finiscono di comporsi a quello stadio dell’età evolutiva e, di conseguenza, la creatività che accompagna la crescita del pensiero divergente, ha in quella stagione della vita, la sua massima espressione.

Spesso l’adulto fa fatica a discernere questo quoziente di creatività, perché si limita a considerare il soggetto, solo come portatore di elementi stravaganti, bizzarri, forse narcisistici e trascura di osservare quell’elemento in formazione nella sua naturale essenza.

Andando a trattare la caratteristica del soggetto “meritevole”, notiamo che facilmente il nostro pensiero si collega a quell’articolo della Costituzione in cui viene espressamente indicato che la Repubblica aiuta e sostiene i capaci e meritevoli, pur se privi di mezzi, affinché possano ascendere ai massimi gradi della società.

Però occorre saper andare in profondità e discernere il senso del merito. Nel periodo attuale personaggi come Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, sarebbero stati “bollati” come soggetti irascibili, ipercinetici, rissosi ed attaccabrighe e, in quanto tali, messi in condizione di “non nuocere” e, quindi, fortemente limitati nella propria capacità creativa.

Forse, oggi un personaggio simile, sarebbe stato confinato in qualche comunità per il recupero dei soggetti “folli e disadattati” e la Madonna dei pellegrini che troneggia splendidamente nella chiesa di San Luigi dei francesi a Roma l’avremmo solo potuta immaginare, anziché ammirarla e rimanerne estasiati.

Il merito, dunque, è il frutto di un attento discernimento, scevro da pregiudizi e da concezioni stereotipate.

Lo spiegherei con una mia immagine figurata, facendo uso del carciofo: sì, perché questa pianta ha la caratteristica di giungere al termine della sua maturazione presentandosi come un gambo al cui termine appaiono foglie ben compatte fra loro.

Quelle esterne sono dure ed amare: scartandole andiamo ad assaporare quelle interne, che via via sono sempre più dolci e tenere fino a giungere al “fiore” del carciofo: la parte più tenera di tutte.

Se noi ci soffermassimo solo sulle foglie esterne, scarteremmo questo ortaggio in quanto lo liquideremmo come “non commestibile”.

Se volessimo prendere a modello un’altra immagine figurata, amo proporre quella di uno Swarovski confezionato con “carta da macellaio”: finiremmo per restare sconcertati da un simile “involucro” e trascureremmo tutto ciò che c’è dentro.

Medesima operazione andrebbe fatta per discernere il “merito” che potremmo vederlo confuso o mischiato in una serie di elementi fuorvianti, che ci impedirebbero di andare in profondità.

Come sempre, il percorso congeniale per giungere a tanto, è il semplice “ascolto” anche se non tutti gli adulti sono equipaggiati mentalmente per essere “buoni ascoltatori”.

Cosa impedisce questa qualità che va sicuramente fatta crescere e portarla ad una buona evoluzione, che io chiamo “terzo orecchio”?

La superficialità, la frenesia, il pressapochismo, l’ansia di giungere al punto: sono aspetti assolutamente condizionanti e fuorvianti.

Concludendo, mi sento di sostenere che il merito è un obiettivo verso cui tendere e che ha bisogno di calma, di lentezza e di tempo: altrimenti finiremmo per perdere di vista il profondo valore interiore del “meritevole” che non aspetta altro che avere al suo fianco un muto ascoltatore ed un valorizzatore nella fase più opportuna.

Ernesto Albanello

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