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L’Upcycling, l’arte didare vita a nuovi oggetti, diventa l’upgrade del riciclo

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L’Upcycling, l’arte didare vita a nuovi oggetti, diventa l’upgrade del riciclo

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo e riciclo dei materiali e prodotti esistenti. L’obiettivo è quello di estendere il ciclo di vita dei prodotti, riducendo al minimo i rifiuti derivati. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.

Teoria che è alla base dell’upcycling, termine coniato nel 1994 da un ingegnere meccanico tedesco, Reiner Pilz. «Il riciclo – dice – io lo chiamo down-cycling. Quello che ci serve è l’up-cycling, grazie al quale ai vecchi prodotti viene dato un valore maggiore, e non minore». Cosa ben diversa dal recycling, il riciclo, l’upcycling non ha come scopo ultimo quello di far tornare alla stessa funzione un oggetto o un capo di abbigliamento, ma bensì quello di riutilizzare gli oggetti per creare un prodotto di maggiore qualità.

Negli ultimi anni la moda dell’upcycling, nata negli USA, è spopolata anche in Italia. Perché? 

L’agenzia Espresso Communication ha condotto uno studio su circa 1500 persone tra i 18 e i 65 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il rapporto degli italiani con la tendenza dell’upcycling. Dai risultati è emerso che tra le motivazioni principali c’è sicuramente una crescente attenzione alla sostenibilità (61%), ma anche la possibilità di personalizzare con maggiore originalità i doni (47%) e le ristrettezze economiche del periodo storico (34%).  Tra i più avvezzi all’arte dell’upcycling le donne tra i 30 e i 45 anni (57%), soprattutto nelle metropoli come Milano (56%) e Roma (54%).

Ma come si può fare upcycling e chi può farlo? Chi lo pratica deve sicuramente avere una spiccata immaginazione perché deve essere in grado di vedere un oggetto o un capo e immaginarne un uso differente, deve conoscere le tecniche del bricolage ed il fai da te, avere un’ottima manualità, conoscere l’uso delle materie prime ed essere abile nel cucito o nel disegno.

Insomma, non è per tutti praticare upcycling, ma ci si può affidare a figure esperte in grado di trasformare e dare nuova vita a tessuti e oggetti come designers e stilisti.

Attenzione, però, a non confondere l’upcycling con il vintage: l’uno scardina del tutto la funzione iniziale dell’oggetto o dell’abito, l’altro mantiene la stessa funzione ma ne accresce il valore.

Queste due forme d’arte (perché sì, non possono che essere chiamate diversamente) vanno sempre di pari passo con la sostenibilità, tema che rientra appieno nel sistema dell’economia circolare.

Roberta Conforte

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