Lucio Monaco e la sua Pop Art

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Recandosi nello studio di Lucio Monaco per conoscere questo artista sempre più affermato in ambito internazionale, sale la curiosità di capire, apprendere i segreti e le ispirazioni da cui traggono vita le sue opere. Arrivati a Mosciano in una mattina limpida e quasi ispiratrice vengo accolto nel suo studio e mi trovo catapultato in un mondo di immagini, colori e sensazioni che inebriano l’anima.  Lucio Monaco nasce a Mosciano Sant’Angelo in provincia di Teramo nel 1957. Intraprende gli studi artistici presso l’istituto San Berardo di Teramo dove ha come suo insegnante e mentore il Maestro Sandro Melarangelo.  

Come nasce e quando,  la passione per l’arte e la pittura?

Da giovanissimo.  I miei studi li ho fatti nel Liceo Artistico di Teramo dove ho maturato questa sensibilità e dove ho avuto la fortuna di avere un grande Maestro come Sandro Melarangelo che è stata una figura importante per me e che ho poi ritrovato, da artista maturo, nel corso di questi ultimi vent’anni. Inoltre sono state figure importanti in quel periodo di formazione anche il Professor Diego Esposito, il Professor Giorgio Pardi ed il Preside Nerio Rosa.

La scelta della Pop Art come nasce?

La scelta della Pop Art nasce nel 2000 a seguito di un evento spiacevole in cui, da un primo sentimento negativo, ho avuto la lucidità di recuperare delle immagini a me care e ricomporle quasi a darle nuova vita su tele, cartone pressato o legno e tradurle in sensazioni positive. In questo collage sono intervenuto graficamente e questo tipo di arte mi ha visto accostare al grande artista Mimmo Rotella, precursore della Pop Art in Italia. La cosa mi lusinga ma le differenze nella tecnica utilizzata sono molte a mio avviso. Fatto sta che da quel momento inizia la mia esperienza nella Pop Art. Da allora sono trascorsi vent’anni. 

Colori ed immagini che si uniscono in un messaggio sempre nuovo e diverso. Dove trova l’ispirazione per le sue opere? 

Parte da dentro. Magari c’è un fatto, un evento che mi colpisce e mi dà le sensazioni per mettermi a creare. Tra le ultime opere che ho fatto ad esempio ci sono quelle legate al messaggio di Falcone e Borsellino e poi al Covid, a questo terribile periodo che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo ancora. Da questi temi scelgo accostamenti di colori che aiutino ad esprimere meglio il messaggio dell’opera. L’opera del Covid è accostata al colore nero per via dei lutti che ha portato, per la tristezza delle sensazioni che ha provocato. Poi magari utilizzo colori più vivi e più forti, come ad esempio nel quadro in cui ho utilizzato l’immagine di Diabolik ho accostato il rosso, forte, che identifica le azioni del personaggio ed il blu che ne caratterizza l’immaginario. L’opera di Diabolik l’ho presentata lo scorso anno all’Aurum di Pescara ed è stata molto apprezzata. 

Qual è l’esperienza artistica a cui tiene di più?

Mah, non ce n’è una in particolare. Tante sono le mostre che ho fatto e a cui ho partecipato in Italia ma anche all’estero, come alla “Fiera Internazionale Adaf” ad Amsterdam in Olanda, alla “Mostra internazionale Anuala Artelor” di Baia Mare in Romania e allaSconcy Gallery” di Dubai negli Emirati Arabi Uniti. In Italia mi piace ricordare che sono stato invitato per otto volte al Premio Sulmona “Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea”. Certamente l’esperienza di una performance mi ispira, mi coinvolge e questo mi piace molto. Quando sei lì davanti alla tua tela ed a poco a poco nasce e si sviluppa la creatività, l’ispirazione per dar vita alla tua opera. Il bello poi di queste performance è il contatto diretto con il pubblico che si ferma, ti osserva, si incuriosisce. Un bel momento artistico. Le ultime le ho fatte a Città Sant’Angelo ed a Teramo ad Extemporamnia dove ho realizzato un’opera con il Presidente Kennedy e Marylin Monroe che ho chiamato “un viaggio mai avvenuto” e le persone si fermavano numerose ad osservare a chiedere di potersi fotografare insieme a me mentre creavo. Ecco questo è l’esempio di come nasce un’opera. Ero a Teramo in una bella giornata con il Duomo di fronte a me ed ecco che mi è venuta alla mente quella bellezza da “vacanze romane” che ho elaborato raffigurando un sogno, immaginare il Presidente Kennedy e Marylin che passeggiano per la via principale di Teramo, che percorrono la Città ed il Duomo che fa loro da cornice in questo sogno. Un’utopia fissata da un’opera. Ecco questa è una delle cose che più mi piace nel fare arte. 

Quanto ritiene importante oggi il ruolo dell’arte e della cultura in questo periodo dove la guerra ci sembra averci riportato indietro nel tempo? 

In questo momento particolare, dove la pretesa del governo russo di dominare un altro stato attraverso un’invasione militare ci riporta indietro nel tempo alle pagine più buie della storia dell’imperialismo e del colonialismo. Stiamo per celebrare la ricorrenza del 25 Aprile ed i suoi valori di libertà. Il Nostro Presidente Mattarella ci richiama ad un senso forte di solidarietà verso il popolo ucraino. Questi sono tempi molto difficili anche per la cultura e per l’arte. Tempi che vede noi artisti impegnare proprie risorse per poter partecipare ad eventi importanti ed in questo periodo proprio per iniziative a sostegno della bandiera gialla e azzurra dell’Ucraina. Ricordo un tempo che le istituzioni erano più sensibili a sostenere iniziative culturali legate al mondo dell’arte oggi non è così e sembra di essere tornati indietro di trent’anni. Auspico che si torni a sostenere l’arte che è elemento di unione tra i popoli.

Per l’opera “Food Ball” cosa l’ha ispirata?

Il mio pensiero è andato ad una prima riflessione sul tema del Magazine ed all’ultima giornata mondiale dell’alimentazione in cui viene evidenziato che quasi un terzo del cibo che produciamo viene buttato via creando enormi disparità tra chi ne ha in eccesso e chi non ne ha proprio. In queste riflessioni mi sono poi soffermato ad osservare la mia nipotina Caterina di cinque anni. Lei mi ha fatto pensare a come rappresentare questo concetto perché seguita da nonni e genitori per farla mangiare, spesso e volentieri la maggior parte di quello che gli si prepara finisce nella spazzatura. Da qui ho associato immagini che fissassero il tema del rispetto del cibo, del non sprecare. Tra queste ho scelto un’immagine iconica del grande Totò che in una scena di “Miseria e Nobiltà” mangia spaghetti con le mani dando quel senso di amore e gratitudine per quel cibo che prima non aveva. Auspico che quest’opera, quale copertina del Magazine, aiuti a farci riflettere sul bene che abbiamo e che va rispettato perché oggi non tutti possono averne.

Qual è la reazione che l’ha più colpita su chi osserva le sue opere?

Ero ad una mostra dove avevo esposto una mia opera intitolata “sei nell’anima e ti lascio per sempre”, un’opera particolare perché c’è un viso di donna strappato e l’altra parte è disegnata da me. Il passato rappresentato dallo strappo ed il presente rappresentato dal disegno. Ad un certo punto mi sono fermato a guardare un famoso critico d’arte, Duccio Trombadori, che dopo aver osservato la mia opera, ha cominciato a prendere il pubblico presente per portarlo davanti al mio quadro. Ad un tratto mi sono visto anch’io prendere per il braccio e portare davanti alla mia opera. Sorridendo, mi sono rivolto al critico Trombadori ringraziandolo del gesto ma facendogli presente che ero io l’autore di quell’opera che tanto aveva apprezzato e tanto stava facendo apprezzare. Il siparietto fu molto simpatico e poi da lì nacque anche una bell’amicizia con il Professore che volle poi fare la recensione delle mie opere. 

Come possiamo definire la Pop Art di Lucio Monaco?

Qualunque sia il procedimento è sempre per attuare un’azione nuova dando una vita ad una devianza al percorso originale del manifesto. Mentre Warhol e Rauschenberg tendono a mitizzarne l’identità, il sottoscritto cambia in assoluto l’opera lacerandola e scalfendola per poi ridargli dei colori diversi dall’originale, una nuova vita ed un significato diverso. Molte volte vedi che un manifesto ha un significato e quando lo porti in studio e ci lavori quel manifesto cambia poi del tutto. Se ad esempio vedo un manifesto interessante affisso che mi dà delle emozioni, divento quasi un “cleptomane” devo averlo. Una volta smontai una intelaiatura di un manifesto con Cassius Clay e ne feci un quadro che oggi è esposto a Dubai.  L’arte che amo è libera ed imprevedibile.

Roberto Falò

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