“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
Richard Bach
L’impatto che il coronavirus ha avuto sulle nostre vite ci ha cambiati profondamente interiormente e nelle abitudini, modificando i comportamenti ci siamo adattati al nuovo scenario che si è presentato all’improvviso.
Che cosa ci ha insegnato la pandemia, se un insegnamento ci ha lasciato? Ci ha permesso di guardarci dentro, costringendoci a farlo, accompagnandoci in un viaggio all’interno di noi stessi, nel nostro profondo, nell’anima. Riscoperta di valori, acquisizione di nuove personalità, scoperta di talenti, attitudini sconosciute emerse durante la reclusione. Argomenti trattati, sviscerati fino all’osso durante momenti difficili che in qualche modo hanno permesso all’interiorità devastata di andare a cercare un motivo, se c’era, per cui tutto era avvenuto. Una ragione, come cercare del buono in un fatto brutto, una sorpresa dietro al famoso portone che si apre dopo aver chiuso la porta. E in qualche modo lo abbiamo trovato, nelle mille attività inventate e curate da buon popolo dalle mille risorse quale siamo. Abbiamo capito che vivere in spazi ristretti non è poi così male, che si sta bene nei piccoli centri, che in fondo basta poco per avere tutto ciò di cui si ha bisogno. L’aver compreso che il paesello ti allontana da un rischio non è cosa da poco, considerando la discriminazione sociale che i luoghi lontani dalla città hanno sempre subito. Oggi i borghi riportati in auge e osannati da tutti stanno prendendo la loro rivincita nei confronti delle città, appena possibile si fugge in campagna o in montagna. Riaperte le frontiere i piccoli centri vuoti hanno visto l’assalto da parte di chi aveva bisogno di respirare bene, aria pulita, salubre, fresca, gente accogliente, natura meravigliosa. Certo i piccoli centri ne hanno guadagnato, l’economia non è stata completamente sotterrata ma si è salvata anche per questa ragione, oltre al fatto che i residenti hanno scoperto di non dover più fuggire, avevano tutto sotto gli occhi e non lo vedevano. Diciamo che c’è stata una tregua, città e paesi hanno firmato l’armistizio e la convivenza è stata anche felice. Ma cosa è successo quando si è presentata una parvenza di normalità? Cosa hanno scelto gli italiani? Paesani o Cittadini, una bella sfida. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha stanziato milioni di euro in una gara alla miglior proposta interessante per il rilancio dei centri abbandonati, stimolando le città a far bene e meglio il proprio lavoro, creando una collaborazione in termini di proposte, con pacchetti turistici per unire mare e monti. E così, le infrastrutture si potenziano rivedendo percorsi e inserendo nuovi collegamenti, gli attori sul territorio generano accordi per rendere queste proposte ancora più efficienti. Tutto l’indotto, sulla base di tali accordi organizza e incarica per offrire un buon servizio al turista. Le Pubbliche Amministrazioni sono impegnate ad accelerare il rilascio di autorizzazioni per ogni attività legata a lavoro, turismo, manifestazioni. Infine, gli abitanti partecipano e accolgono i forestieri mostrando gioia nel vedere che un po’ di serenità sta tornando, che la vita sembra essere quasi quella di qualche anno fa, con la speranza che ogni cosa resti com’è ora, che non si torni mai più indietro. Forse allora la crisi dei nostri giorni dovuta alla pandemia ci sta dicendo qualcosa, e cioè che si sta bene ovunque l’importante è trovare dentro di sé la serenità, che si può fare tanto e farlo bene insieme agli altri solo se si abbattono le barriere innalzate nella mente, che fare squadra è sempre una proposta vincente se la si fa con il giusto entusiasmo, che i soli colori sempre presenti devono essere quelli dell’arcobaleno, che inclusione è una parola bellissima e che solo uniti si vince. Ora immaginiamo un unico territorio, collegato perfettamente, sempre in movimento e senza barriere di genere, l’azzurro del cielo e del mare, il verde dei boschi, un meccanismo perfetto con in mezzo un cuore che pulsa. Dall’alto è solo una macchia ma stringendo l’inquadratura, diventa un accordo di forme e colori. Siamo noi: donne e uomini che se alziamo le braccia riusciamo a farci vedere, se uniamo le voci il grido sarà più forte.
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.”
Martin Luther King
Maria Zaccagnini