Segni decisi, tinte forti, fluttuanti emozioni.

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L’astrattismo di Gianfranco Zazzeroni 

Contemplare forme, tratti, elementi che con guizzi di colore avvolgono gli occhi e invadono i sensi, è questa la sensazione che si fa strada percorrendo i componimenti armonici di Gianfranco Zazzeroni. Ovunque tinte forti che vanno dal blu all’azzurro, dal rosso all’arancione abbracciando chi guarda senza tralasciare nemmeno la più piccola emozione. Opere che invitano all’ascolto, al “sentire” attraverso l’espressione artistica, narrano di momenti, raccontano storie, ripercorrono avvenimenti, con molteplici chiavi di lettura. Ogni animo può far propria un’opera a seconda dell’approccio personale o del momentaneo stato d’animo e riceve la suggestione che sta cercando.

L’artista si esprime con l’uso di una varia gamma di tecniche: olio e acrilico su tela, tecniche miste, spatola su carta, monotipo, matita, acquerello, acquaforte-acquatinta, puntasecca. Nelle sue opere segno, colore e materia si fondono, si intrecciano, creano luce prorompente o buio profondo. I colori esplodono, danzano, scorrono come fiumi in piena, ondeggiano al vento fresco dell’estate e si esaltano nel bianco inverno. Spesso diventano strade, crocevia che lasciano intuire la scelta, altre volte si trasformano in fotografie del reale o immagini di mondi sospesi. Come in continui smottamenti della terra, si aprono voragini, si sgretolano montagne e si riformano zolle, nuove cime si innalzano al cielo, rinasce la vita. In ogni forma, segno, pennellata, spatolata, tratto, incavo, regna la sembianza di vita nascosta ma evidente agli occhi del cuore. 

Come si crea un’opera astratta?

Secondo me prima di fare l’astrattismo ci vuole una preparazione figurativa, sia per lo spazio, sia per il colore, sia per la forma sia per il segno e poi si incomincia secondo quello che tu vuoi rappresentare, quello che hai dentro, non è che un quadro astratto non è leggibile, è leggibile più di un figurativo.

Quando e perché ha scelto il suo stile pittorico?

Il mio stile è lontano da quello accademico, io ho cominciato con quei lavori, quello era il mio punto di partenza. A scuola si faceva la figura, il disegno dal vero, poi però piano piano ho pensato che un bravo disegnatore, partendo da una bella fotografia riesca a fare un bel ritratto, però non è un lavoro creativo, il lavoro creativo è tutt’altro cioè quello che tu senti dentro secondo me, dal mio punto di vista. 

Non è semplice interpretare quello che il quadro sta dicendo, l’osservatore deve essere preparato per capire? Come si interpreta un’opera astratta?

Una volta, ma oggi non è più così, si interpreta attraverso i colori, la forma, attraverso le sensazioni che ti crea il quadro, uno prende il quadro perché magari gli piacciono i colori, magari nello stesso quadro tu ci vedi una cosa e l’altro ci vede ancora un’altra cosa, le emozioni sono soggettive, ci si emoziona in base alla forma, al colore, alla composizione, al segno.

Che cos’è la tecnica “punta secca”?

La punta secca è un modo di fare la calcografia su una lastra di zinco o di rame o altro materiale. Prima si prepara il disegno e poi si incide con questa punta d’acciaio, è una punta sottile, una specie di ago, più vai in profondità più il segno ti viene nero, più vai in superficie più il segno diventa chiaro.  Una volta finita l’incisione ci si mette un inchiostro particolare che penetra nell’incavo dei segni, si pulisce la lastra in superficie e si stampa.

Gianfranco Zazzeroni, dopo aver esercitato la professione di insegnante del Disegno e della Progettazione per la grafica editoriale presso l’Istituto Statale d’Arte di Ascoli Piceno e Pescara, si è dedicato ad una carriera artistica intensa e colma di riconoscimenti e premi esponendo in tutta Italia e all’estero.

Un’arte che si avvicina al sublime, richiama momenti di condivisione, adunanze spirituali, davanti a un’opera dell’artista si è come al cospetto di un banchetto dove ogni commensale si ciba condividendo emozioni.

“Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltreciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto”.  (Papa Benedetto XVI)

Maria Zaccagnini

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