
Penso all’Empatia, alla sua fenomenologia, prendo la Treccani, ne cerco l’etimologia…leggo…“è la spontanea risposta dell’organismo allo stato emotivo percepito, osservato o puramente immaginato di un altro individuo. Entrare in empatia significa sperimentare uno stato emotivo in sintonia con quello dell’individuo con cui viene stabilito un contatto.”
Mi torna in mente J.W. Goethe e la sua affinità elettive. In un secondo riapro gli occhi e piombo nuovamente ai giorni nostri a quelli in cui in modo assordante e incessante sentivamo parlare e parlavamo di “distanziamento sociale”.
Non di distanziamento fisico teso a sconfigger la pandemia di questi anni ma di distanziamento sociale…di rottura nella socialità di annullamento delle interrelazioni. Pur difendendo e rispettando le misure di prevenzione prescritte dagli Organi di Governo ho criticato il distanziamento sociale come forma di isolamento psicologico innaturale e rischioso per il corretto apporto sociale di ognuno di noi, soprattutto per i bambini.
L’uomo resta ed è un animale sociale e nella società civile esprime le sue più alte espressioni. Non solo nei rapporti d’amore ma nell’amicizia, nella politica, nella compartecipazione sociale, culturale ed artistica.
Ma l’empatia è stata spesso usata anche come forma di contemplazione dell’arte e della natura senza uno specifico riferimento a relazioni interpersonali e in tal ottica cosa c’è di più contemplativo del mare o semplicemente dello scorrer dell’acqua, l’elemento che maggiormente ci compone; in effetti l’acqua – e in realtà l’acqua salata – ci compone per quasi il 70% di media. Siamo tanta acqua messa insieme…e chissà se proprio per questo la contemplazione dell’acqua è stata sempre immaginata come un ritorno alle origini, alla nascita, anzi dal concepimento alla nascita periodo nel quale ogni esser umano ha vissuto in acqua in completa empatia con la propria madre.
Acqua, Madre, Terra…tutto collegato da un rapporto di interdipendenza originale che ci riporta all’empatia, ovvero a quel “meccanismo generale di riconoscimento reciproco tra creature dotate di mente”, quella conoscenza non basata sui dati ma sulle emozioni, quel rapporto di reciprocità che travalica stati e confini e che deve ritornare ad esser presente nella vita di ognuno di noi, superando le distanze e sconfiggendo i drammi della pandemia e della guerra.
Antonio Bufalari