“Sei orribile! Ma non vedi che fai schifo?” Martina lo aveva scritto sulla chat di classe, e Annalisa leggeva le sue offese, soffocata dal dolore, che le chiudeva la gola, pensando: “Nessuno ha smentito le parole di Martina!”
Più rileggeva le parole maligne, più piangeva: che altro poteva fare? Martina sapeva come farla star male: anche l’altro giorno ci era riuscita benissimo!
«E brava, Annalisa! Anche stavolta, hai preso 9 in mate! Oh, ricordati: hai quindici anni, se non ti diverti ora, quando? Non pensi mai a farti un giro con gli amici il pomeriggio, invece di studiare? Io ho preso 4, ma almeno mi goooodo la vita!»
“Lei e le altre mi trattano come il tappetino della palestra! Martina, poi, mi detesta in modo particolare! Ho cercato di esserle amica, spesso le dedico persino tutto il tempo della ricreazione, per farle ripetere qualcosa alla meno peggio per l’interrogazione! Lei e le altre m’ignorano, se non hanno bisogno di me! Io praticamente esisto a intermittenza: ora sì, ora no! Non ne posso più e mi devo pure stare zitta, per non peggiorare la situazione!”
La notte trascorsa a ripensare alle parole di Martina e a singhiozzare sotto il piumone era sembrata infinita, ed ora che sarebbe successo?
“Martina non mi ha permesso di spiegare, come mai non ho risposto per tutto il pomeriggio ai suoi messaggi: mi ha vomitato mille cattiverie! Ero dal dentista: avevo messo il cellulare sotto carica prima di uscire, e nella fretta lo avevo dimenticato a casa…Comunque, anche se avessi letto i messaggi, non avrei potuto far nulla! Non potevo chiedere all’ultimo momento alla prof di biologia di rinviare la verifica, dopo che ha già concesso una settimana in più per farci preparare: fra tre giorni ci sono gli scrutini, e quella di oggi è la sua ultima lezione del primo quadrimestre!”
Intanto, Isabella la sorellina di Annalisa, cinque anni di sorrisi e curiosità, era corsa in cucina per far colazione: «Mamma, mamma! Lo sai che Annalisa ha pianto? E’ tanto triste, stamattina…»
«Non è vero! Ho gli occhi rossi per l’allergia!»
«Io non dico le bugie! Annalisa guardava il cellulare e piangeva! Lo ha fatto tante volte!»
«Isa, vai a prepararti che fai tardi! Annalisa, vieni qui: che cosa succede? O devo telefonare alla tua amica Martina, per saperlo?»
«Mamma, come ci pensi! Non chiamare Martina per nessun motivo!»
«Allora, spiegami tu, cosa succede! Non sono mica scema! Hai litigato con le amiche?»
“Vorrei tanto raccontarti, come mi trattano quelle che tu chiami mie amiche: COME UNO STRACCIO! Ma a che serve? Solo a farmi detestare di più!!”
«Mamma, non ho niente! Sono solo stanca per le prove di fine quadrimestre! Isa sogna le cose che non esistono…nient’altro! Devo andare, ora, altrimenti trovo più traffico e faccio tardi!»
In un attimo, Annalisa aveva guadagnato la porta di casa e si era defilata, ma il groppo in gola era ancora lì a farle male: cosa sarebbe accaduto tra poco a scuola?
Annalisa guidava lo scooter, e tremava, ma non per il freddo che pure era pungente a quell’ora, piuttosto aveva paura di incontrarsi con Martina e le altre, pronte sicuramente ad aggredirla anche davanti a tutti, senza scrupoli come facevano sempre, quando prendevano qualcuno di mira: ed ora, il bersaglio era lei!
“Inutile illudersi! Mi faranno secca! Non mi sopportano proprio! Meglio cambiare scuola che continuare così: sto troppo male!”
Martina appoggiata al muro, proprio all’ingresso del cancello, circondata dal solito gruppetto di fedelissime era pronta come un falco a lanciarsi su Annalisa: « Ahahaha… ecco chi arriva: la scema del villaggio! Sei proprio cretina! Non hai letto i messaggi del pomeriggio, ti sei degnata solo all’ora di cena! Se avessi letto in tempo, avresti scritto alla prof di rimandare la verifica! Le inventavi un bel motivo e oggi non saremmo nei guai! » le stava urlando addosso,e senza nessuna pietà per il suo imbarazzo, per ritrovarsi aggredita di fronte a tutti, continuò furente:«Per colpa tua, oggi schiofferemo in biologia e ci toccherà per un mese il corso di recupero di pomeriggio. Io al pomeriggio ho altri programmi che studiare: io ho una vita, io brillo! Esco, mi diverto con gli amici, non “moro” sui libri come te, che sei brutta come un rospo e non hai nient’altro da fare che studiare!»
«Una rappresentante di classe che non ci difende è solo una lecchina dei prof! Tu pensi solo a dire “Sì, va bene!” ai prof! Dove credi di andare, scema! Scema, scema, scema…» rincarò la dose la tremenda Elisa.
Il coro improvvisato da Martina e socie aveva riscosso l’applauso degli altri studenti, che non sapevano il motivo della scenata, ma la trovavano divertente: uno stacco gradito di “caciara” prima di entrare ad annoiarsi in classe!
“Basta così, me ne torno a casa!” Annalisa spostò lo scooter per andarsene: aveva le lacrime agli occhi per la rabbia, e non si accorse dell’auto che sopraggiungeva: fu presa in pieno e cadde a terra, tramortita.
Immediatamente, richiamato dal rumore dello scontro e dalle grida dei presenti, accorse Sergio il collaboratore scolastico: «Fate passà, eddài…levateve de torno! Ma, ve ne volete andà in classe? Che c’è da guardà? Pora fija! Bisogna chiamà il 118…Pronto, c’è stato un incidente fuori il liceo: ‘na ragazza è stata investita da ‘na macchina…no, non la sposto, aspetto che arivate! Fate presto: questa è pallida e perde sangue!»
Poi, la corsa in ospedale, dove gli accertamenti scongiurarono il peggio: Annalisa aveva riportato solo ammaccature e ferite superficiali!
Intanto, seduta vicino ad Annalisa, la mamma voleva capire…
«Tesoro, dimmi la verità: che è successo al cancello della scuola? Il signor Sergio mi ha accennato a qualcosa, ma non ho capito bene: ti stavano prendendo in giro? Ti sei arrabbiata?» le domande incalzanti della mamma pretendevano una risposta convincente e Annalisa non voleva raccontare di Martina e delle altre.
«Mamma, non mi chiedere niente: ma, fammi cambiare scuola! Non voglio tornare al liceo! Troppa competizione e troppo stress! Chiedi il nulla osta, per trasferirmi!»
«Quando starai meglio, ne parleremo. Ma, ancora non mi hai spiegato cosa è successo…»
Intanto, Isabella e il papà erano entrati per salutare Annalisa, e la piccola aveva ascoltato le parole della mamma: «Mamma, te l’ho detto: Annalisa piange, perché le sue amiche le scrivono “le cose” …»
«Quali cose?»
«Quelle che la fanno piangere!»
«E’ vero, Annalisa, quello che dice tua sorella? Mi fai capire?»
Quando fu chiaro alla mamma lo scenario, chiese un appuntamento alla coordinatrice di classe …
«Vede, professoressa, poteva accadere una tragedia, si rende conto? Come avrebbero reagito, allora, le ragazze all’incidente di mia figlia, provocato dalla distrazione per tutte le derisioni che stava subendo?»
Pensaci anche tu…
Paola Giorgi