LE INIZIATIVE DEL MINISTERO DELLA CULTURA PER CELEBRARE IL CAPOLAVORO DI GIUSEPPE VERDI.
Era l’8 febbraio del 1872 quando venne messa in scena la prima rappresentazione dell’Aida al teatro della Scala di Milano. Il capolavoro di Giuseppe Verdi rivive la sua celebrità grazie ad un’iniziativa a cura del Ministero della Cultura nell’ambito del progetto digitale #aida150. All’onor del vero l’opera drammatica venne allestita l’anno prima sul palcoscenico teatrale del Cairo ma in quell’occasione il compositore non ne diresse l’orchestra astenendosi dal fare qualsiasi enfasi. Ambientata tra i fasti dell’antico Egitto vede i ruoli di Radames (capitano delle guardie), Amneris (figlia del re), Amonasro (re etiope e padre di Aida), Ramfis (capo dei sacerdoti), il re d’Egitto padre di Amneris, una sacerdotessa, un messaggero oltre a ministri, soldati, capitani, funzionari, schiavi, prigionieri etiopi, il popolo egizio ed il famoso coro. Il libretto porta la firma di Antonio Ghislanzoni ed è stata ispirata da uno scritto dell’archeologo francese Auguste Mariette che fu il primo direttore del Museo Egizio del Cairo. Le celebrazioni culmineranno il 17 marzo 2022 quando aprirà i battenti al Museo egizio di Torino la mostra ‘ Aida figlia dei due Mondi ‘. Lo scopo di questo evento sarà quello di coinvolgere il grande pubblico in un incantevole percorso in cui sarà possibile vedere bozzetti delle scene respirando l’aria intrisa di fascino, costumi, manifesti pubblicitari, bozze musicali, partiture d’opera, oltre a documentari di carattere epistolare. Il tutto avvolto in un quid prettamente esoterico e ricco di culture faraoniche. Per allestire queste celebrazioni arriveranno dall’Archivio di Stato di Milano documentazioni autografe del Cigno di Busseto, mentre da quello di Parma giungeranno delle bozze e degli autografi propri di Verdi. Di fondamentale importanza è da ritenersi il prezioso contributo dato dal Professore del Dipartimento di musicologia e beni culturali dell’Università di Pavia Fabrizio Della Seta, il quale è il curatore di tutte le documentazioni. Un altro encomiabile contributo arriva dall’archivio Ricordi di Milano che ha messo a disposizione patrimoni d’alto calibro quali iconografie, partiture per orchestra edite dalla stessa Ricordi. Le celebrazioni si avvarranno anche del qualificato contributo reso dal museo Salce di Treviso noto per conservare i manifesti pubblicitari dell’epoca, oltre a rare locandine dell’Aida create nell’arco di due secoli. Da ultimo non si può sottacere la collaborazione dell’Istituto nazionale di studi verdiani che ha messo a disposizione libretti della prima rappresentazione del 1871 in lingua italiana, francese e araba.
Gian Luca Padovani