L’affascinante storia dell’“L’Homo costruens”

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L’Uomo, dalla sua prima apparizione sulla Terra, ha sempre voluto distinguersi dalle altre specie animali, per essere edificatore di qualcosa che poi avrebbe avuto, nel tempo, molteplici trasformazioni. 

Così, se consideriamo la rondine con il suo nido, dobbiamo rilevare che da migliaia e migliaia di anni questo volatile sceglie sempre delle aree protette dalle intemperie dove individuare uno spazio confortevole capace di ospitare il suo nido.

Sappiamo tutti che tali costruzioni attuate da infinite specie di rondini presentano caratteristiche edificatorie non dissimili le une dalle altre.

Perché? L’opera di questo volatile rimane fissa nel tempo e non è suscettibile di evoluzioni perché il suo istinto lo conduce ad impostare la costruzione, fedele all’imprinting iniziale.  

L’Uomo, diversamente dall’animale, si è invece sempre “industriato” a dare una impronta al suo manufatto che sarebbe andato incontro a continue mutazioni che avrebbero dato una rappresentazione dello stile dell’epoca, della tecnologia sperimentata nell’arte edificatoria, del gusto estetico che voleva essere espresso. 

Parlare di costruzioni limitandole al solo riferimento della casa, è però riduttivo.

“L’Homo costruens” si è qualificato nella sua azione realizzativa anche in altri ambiti, modificandoli e trasformandoli, proprio per effetto di una storia che si è andata evolvendo, con il mutare dei secoli, con il passaggio delle epoche, con l’apprendimento acquisito dalle conoscenze e dalle scoperte che l’Uomo ha saputo sempre tradurre in opera compiuta, perché spinto, trascinato da una “visione”.

L’Uomo ha costruito anche forzando le leggi della Natura ed escogitando artifizi che permettessero ad una sua idea, di avere la meglio anche di fronte ad ostacoli ed a impedimenti posti in essere dall’ambiente.

Così ha realizzato i “trabocchi” per  attuare una pesca che non richiedesse l’uso di barche, ha concepito i “terrazzamenti” allo scopo di ottimizzare gli spazi da destinare ad una coltura intensiva come i vigneti o gli ulivi.

Ha ritenuto di non indietreggiare nella realizzazione di strade di montagna, capaci di sfidare le alture più impervie, al tempo stesso tutelandole con muraglie o reti metalliche capaci di trattenere i massi che avrebbero potuto insidiare il tracciato di asfalto con le persone che lo avrebbero utilizzato.

L’Uomo ha ingegnosamente progettato ponti sospesi capaci di collegare strapiombi con “passerelle” di legno ondulanti, così come ha attuato ponti di tutt’altra fattura, in grado di mettere in contatto isole con la terraferma, studiati per essere compiuti con la dotazione di  una sola campata.

È nella natura dell’Uomo realizzare qualcosa destinata e reggere le sfide del tempo, proprio perché le diverse civiltà hanno da sempre voluto lasciare delle testimonianze in grado di reggere al trascorrere dei secoli e perfino dei millenni.

Due esempi per tutti: gli acquedotti romani e la Muraglia cinese.

L’Uomo si è voluto persino cimentare nel realizzare opere che andassero verso il cielo: i grattacieli si chiamano appunto così per la loro audace proiezione in direzione dell’Alto, ma anche opere architettoniche non abitative si sono protese in altezza come la Torre Eiffel di Parigi o la Mole Antonelliana di Torino.

Concludo con una narrazione che ben individua l’aspirazione dell’Uomo alla edificazione.

Si chiama : i tre spaccapietre. Una persona si fermò ad osservare tre spaccapietre intenti a sminuzzare in tanti frammenti, grossi massi . Chiese al primo cosa facesse. La risposta fu:  “Non lo vedi? Spacco le pietre!” Quella stessa persona pose la medesima domanda al secondo lavoratore che rispose: “ mi do da fare per ottenere una paga che mi permetta di sfamare mia moglie ed i miei figli!” Quella stessa persona voleva però  saperne di più e quindi andare più a fondo. Allora intervistò il terzo spaccapietre chiedendogli cosa facesse. La risposta fu : “Non lo vedi? Edifico una cattedrale!”

Ernesto Albanello

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