Edificare, da sempre uno slancio ideale e al tempo stesso pragmatico

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Costruire è un concetto enorme e bellissimo. I latini direbbero anche edificare, ammassare per creare, tirare su, dare forma verso l’alto, l’elevato.

La positività di questo termine, sempre in relazione al discorso ovviamente, è innegabile. 

Il passato è pieno di “costruire”. Se non avessimo edificato noi stessi non avremmo nemmeno un passato da raccontare in effetti.

L’uomo ha costruito. Anche demolito sia chiaro, ma per demolire bisogna che ci sia qualcosa che sia stato costruito in precedenza.

Ma dove nasce il concetto di costruzione?

A livello strutturale possiamo dire che, la nascita delle grandi imprese edilizie sia assolutamente da ricercare tra il Medio Oriente ed il nord Africa. 

Parliamo di un sito, ormai molto conosciuto e davvero poco capito, di Gobekli Tepe.

Nel X millennio a.C. tra l’attuale confine Siria-Turchia, nasce il sito megalitico di Gobekli Tepe. L’ipotesi iniziale ha identificato il sito come un tempio ma era basata su poche e preventive evidenze. Le indagini del compianto direttore degli scavi Klaus Schmidt che diresse lo scavo fino al 2014, portarono a credere questo sito cultuale. Gli scavi successivi, scoprendo strutture di abitato, sepolture e risorse d’acqua chiarificarono la natura del sito. Negli ultimi anni la ricerca archeologica, dopo l’entrata del sito nella lista del patrimonio UNESCO del 2018, sta procedendo in maniera spedita. Sono state scavati i primi ambienti d’abitato. piccole strutture multifase con una pianta tipica del neolitico preceramico, presenti nella mezzaluna fertile.

Stiamo parlando di un periodo dove, fino a pochi anni fa, non si credeva possibile realizzare imprese così complesse. Il sito si caratterizza per degli elementi megalitici definibili come statue- stele vere e proprie. Questi manufatti definiranno quella che attualmente è chiamata “cultura dei pilastri a T”. Opera artistica di uomini del neolitico la prima venne ritrovata nel 1965 da un contadino locale, sempre nel territorio della Turchia sudorientale. La scultura di Kilisik, venne “portata in salvo” da due studenti di archeologia e successivamente collocata nel museo locale. La statua è spezzata e attualmente alta 80 cm, la sua forma a T stilizza una forma fallica e contemporaneamente una umana. Questo è solo uno degli esempi di stele presenti sul territorio caratterizzanti il periodo. L’incertezza nell’interpretazione della figura non ci discosta dal discorso intrapreso. La costruzione di un elemento megalitico, ragionevolmente messo a sistema con altri simili a lui come visto a Gobekli Tepe ci fa riflettere sullo sforzo impiegato e necessario. Perché costruire cose complesse? 

Sappiamo che la natura non sopporta a lungo sprechi di energia e allora perché edificare strutture così complesse? 

Questo sito ci fa capire come le idee culturali siano forti e in grado di spingere l’essere umano a creare qualcosa di apparentemente non indispensabile per la sopravvivenza ma utile per la costruzione della cultura e della società entrambe intese come rete aggregativa.

Rimaniamo in Turchia a Çatalhöyük, tra il 7400 e il 5700 a.C. la città viene costruita con strutture tutte attaccate, senza strade che passassero tra le diverse case. Questo metodo costruttivo riflette un bisogno difensivo e strategico ma anche di tutela dal calore. Non c’erano ne porte ne finestre se non aperture dall’alto. Spostarsi era possibile dai tetti. L’unica cosa presente erano corti o recinti interni dove tenere animali domestici. Animali tenuti all’interno della città e non all’esterno come avverrebbe normalmente. La particolare costruzione di questa città riflette un bisogno difensivo.

Porto un ultimo esempio più recente e più vicino a noi. Le tombe a tumulo. Anche nella morte il costruire è fondamentale. I tumuli si presentavano come piccole colline artificiali di terra con presenza di camera per quelli presenti sulla costa tirrenica cavati nel tufo e con assenza di camera ma con una fossa centrale per quelli adriatici. Cosa porta l’essere umano a edificare tra la fine dell’età del bronzo e gli inizi dell’età del ferro, questi monumenti. Qui i bisogni sono due, sia idealistico, per rendere visibile la “casa eterna” del defunto e ricordarlo per il più lungo tempo possibile, sia per non sottrarre terra al pascolo. Sui tumuli l’erba continua a crescere, anzi, creando delle piccole colline il terreno aumenta e le greggi possono agevolmente salire e brucare. Ideale per una società a base pastorizia.

Questo excursus ne passato (remoto) serve per comprendere come il costruire sia stato sempre mosso fa più fattori. Spesso intrecciati tra di loro. Quello idealistico e quello pragmatico. Ma attenzione, spesso le idee muovono di più le masse rispetto ai bisogni reali. Questo concetto non deve essere mai dimenticato se si vuole costruire, o ricostruire, una società più sana ed equilibrata di quella in cui oggi viviamo.

Dott.ssa Andrea Di Giovanni

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