Non fosse per il fatto che nasciamo neonati e, sperabilmente, moriamo anziani, la vita è oggettivamente cambiamento (sicuramente fisico). D’altro canto il cambiamento interiore, quello delle opinioni, dei sentimenti, di tutto ciò che è intangibile, quello è altrettanto vita: l’immobilismo mentale è semplice attesa dell’ineluttabile fine della vita terrena, evidentemente sprecata.
Difficilmente qualcuno di noi non ha mai cambiato nulla della propria vita: la paura dell’incerto è un deterrente ad evitare rimorsi, ma al posto loro potrebbero appalesarsi tanti rimpianti, allora che si fa? Ci vengono in aiuto i nostri avi latini: in medio stat virtus!
Personalmente ho più paura dei rimpianti che dei rimorsi, perciò per me la bilancia pende sempre a favore dei cambiamenti, anche quelli più difficili da gestire: c’è chi, due settimane prima di sposarsi, ha accettato un lavoro con sede in Svezia, oppure chi ha comprato casa a Roma e, 4 giorni dopo aver traslocato, è andato a lavorare a Milano. Oppure chi ha deciso per l’abbandono dell’automotive dopo 25 anni di lavoro, salvo poi cambiare idea 3 anni più tardi e rientrarci più felice di prima!
Il sano limite che va posto alle trasformazioni di vita è l’evitare i cambiamenti fini a sé stessi, quelli che si attuano solo perché ci si annoia o perché lo fanno gli altri: da bambini si cambia ogni mese la squadra di calcio del cuore, ovviamente in funzione della classifica, da adolescenti ci si innamora ogni anno di una persona diversa. Per fortuna in pochi cambiano ogni anno la facoltà universitaria, anche se, al contrario, la mancanza di coraggio del cambiamento per alcune persone trasforma l’ateneo in un frustrante parcheggio pieno di rimpianti.
Sui cambiamenti che caratterizzano la nostra vita non sono pirandelliano: le variazioni non sono solo un’illusione, a meno che si faccia gattopardescamente finta di cambiare. Se si rimane ben saldi nella propria comfort zone, manifestando pensieri, parole e azioni solo di facciata diverse da prima, gli pseudo-cambiamenti sono foglie di fico per la paura dell’ignoto.
L’elemento fondamentale per affrontare i cambiamenti, soprattutto quelli cercati e non subiti, è la serenità d’animo dell’essere in pace con sé stessi: l’assenza di grossi conflitti irrisolti allarga enormemente gli orizzonti della mente e ci permette di vedere delle opportunità in ogni variazione importante della nostra vita. Ad esempio l’assenza di stretti legami affettivi a volte è dovuta al non voler prendersi dei rischi di potenziale sofferenza interiore, ma spesso ciò è dovuto alla pregressa presenza in noi di fardelli emotivi non eliminati. C’è chi non riesce a prendere un cane dal canile perché ha paura di somatizzare le eventuali potenziali sofferenze future dell’animale, pur sapendo che lo renderebbe sicuramente più felice, ma tant’è…
Ma quant’è bella e intensa una vita piena di cambiamenti? Quante sensazioni uniche, quanti ricordi, quanti progetti: non si può rinunciare a tutto ciò per paura dei rimorsi, o no?
Gerardo Altieri