È notizia recente che Giorgia Meloni sia salita al Colle con una nuova squadra di ministri nel difficilissimo tentativo di guidare un Paese che mai, a differenza di quanto accade ad esempio in Inghilterra, ha avuto una guida stabile e costante. Citiamo l’Inghilterra perché dopo appena 45 giorni Liz Truss, leader del Partito Conservatore, si è dimessa dall’arduo ruolo di Premier. La fotografia che la ritrae insieme alla Regina, poi deceduta, è l’emblema dei nostri tempi. Tutto è già passato, persino il futuro stesso. Nel frattempo, probabilmente spaventati dai devastanti effetti della Brexit, gli inglesi paragonano la loro economia ballerina a quella del nostro Paese. Ha fatto tanto scalpore la copertina dell’Economist che riproponiamo qui accanto.
Gli inglesi riconoscono la loro vulnerabilità politica ed economica. Per questa ragione si paragonano a noi. Evidentemente dimenticano che siamo uno dei Paesi messi meglio e che il nostro PIL quest’anno è stato addirittura migliore di quello della Cina o degli Stati Uniti. Tuttavia, questo dato non rassicura le famiglie più povere del nostro Paese. Siamo diventati una società dove si arricchiscono in pochi e si impoveriscono in molti. La medio borghesia rischia di scomparire, complice anche una rivoluzione tecnologica senza precedenti.
Nell’arco di dieci o quindici anni molti esseri umani saranno rimpiazzati dalle macchine e dalle nuove tecnologiche. Lavori come il fattorino o la segretaria rischiano di scomparire, perché la tecnologia potrebbe essere in grado di far tutto da sola. E questa è solo una delle questioni da gestire. Giorgia Meloni si ritroverà a fronteggiare uno scenario mai visto in epoca recente: una guerra in Europa, un’immigrazione quasi fuori controllo a causa delle mafie che controllano e dominano larghe regioni nel Sud del Paese attraverso lo spaccio, il traffico d’armi e il riciclo di denaro (nessuno ne parla ma nel foggiano la situazione è drammatica), un Reddito di Cittadinanza voluto fortissimamente dalle classi più povere che ora non vogliono assolutamente farne più a meno, un cambiamento climatico in atto e un Nord Italia in cui la qualità dell’aria uccide migliaia di persone all’anno. Eh si. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità Torino ha superato la soglia di sicurezza da oltre 50 giorni. Anche Milano non se la passa bene. Bergamo è la peggiore e in alcuni giorni l’app Meteo di Apple, che misura la qualità dell’aria, consiglia di non fare attività all’aperto.
E per quanto alcune scelte poi alla fine ricadranno sulla politica locale, è indubbio che l’impronta del nuovo Governo e dei suoi ministri possa indubbiamente modificare il corso degli eventi anche in piccolo. Gli italiani si augurano, e noi con loro, che la squadra di Giorgia Meloni possa davvero fare la differenza. Certo, non ci sono volti nuovi. Anzi, a guardar le facce dei “nuovi” ministri, sembra quasi che l’Italia abbia avuto un pizzico di nostalgia degli anni addietro, alle urne! Dopo il periodo in cui si preferiva una politica più “sperimentale” con un’improbabile unione fra Movimento 5 Stelle e Lega, adesso sembra che i cittadini abbiano voluto premiare la vecchia guardia: Salvini torna Vice Premier dopo 3 anni. Antonio Tajani, co-fondatore con Berlusconi di Forza Italia, è ministro degli Esteri nonché vicepremier. Ignazio La Russa è presidente del Senato della Repubblica nella XIX legislatura.
Ehm…no. Non si può certo dire che ci siano nomi nuovi. Proprio no. Ma sono sicuramente quelli che, tra una crisi e un’altra, hanno portato Silvio Berlusconi a governare il Paese per un tempo infinitamente più lungo rispetto ai suoi successori. A differenza di una sinistra disgregata e divisiva, questa destra sembra sempre più solida. Che Silvio Berlusconi abbia avuto problemi con la giustizia, questa non è una novità. Che in Inghilterra non avrebbero forse nemmeno permesso all’Ex Presidente del Consiglio di rientrare in politica quasi da protagonista col suo partito, anche questa non è una novità.
I detrattori della Meloni sostengono infatti che i volti e i nomi “nuovi” sono gli stessi dell’Italia Berlsuconiana. Un’Italia spesso sbeffeggiata all’estero per alcune azioni sciagurate, e troppo spesso nell’occhio del ciclone per i vari scandali di cui tutti abbiamo memoria.
Giorgia però ha voluto mostrare i muscoli. Anzi, i meloni. E con un video storico postato su Instagram ha chiesto agli italiani una fiducia oggettivamente difficile da ottenere, visto il passato dei suoi collaboratori. E l’ha ottenuta!
È un malinconico tentativo di tornare indietro da parte dei cittadini?
O è un voler rincorrere un futuro rivangando il passato?
È difficile rispondere a questa domanda. E non è facile trovare risposte nel cinema. Che sempre più diventa un contesto di nicchia e sempre meno un termometro per misurare la temperatura di un Paese. Fortunatamente, la Festa del cinema di Roma ci ha mostrato film splendidi. La speranza è che possano avere la giusta distribuzione, altrimenti tutto rimane confinato in un festival. E allora lì si che ti prende la malinconia del periodo in cui al cinema ci si andava con poche lire e si usciva con l’emozione nel cuore.
Saranno in grado, i meloni di Giorgia, a rilanciare la cultura del cinema in questo Paese?
Speriamo di si!
Marco Cassini