Tagli ai fondi di ricerca, ma che novità!

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E così, quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la democrazia sarà perfetta – Giorgio Gaber

Sappiamo come in Italia, la ricerca, non sia mai stata al primo posto nelle priorità dei nostri politici. E sappiamo benissimo come uno stato ignorante dai consensi facili a chi è ignorante e sa di esserlo.

Come diceva il buon vecchio Giorgio Gaber per avere una democrazia e mettere tutti d’accordo bisogna abbassare il livello: lo stiamo facendo con evidenza inaudita.

Nei programmi politici prima e nelle riforme di bilancio ora, i fondi della ricerca vengono congelati o tagliati costringendo le nostre migliori menti ad andare via dal nostro paese. Non rimangono solo le peggiori, anche se sono gran parte di quelle che popolano lo stivale, ma i migliori non vengono premiati per la loro bravura e se questo viene fatto, sempre molto raramente, sono sempre menti sole, non c’è mai il senso del gruppo, del team di lavoro ma solo la fortuna o la grandezza del prescelto.

Sì perché si corre incontro a questo, facciamo tutti le stesse cose per risultare straordinari, mi sembra un po’ assurdo.

Va comunque ricordato come uno stato che non investe sul progresso scientifico è uno stato fallimentare, che andrà a perdere intelligenza e possibilità, senza contare la già perduta lungimiranza.

l’Ocse (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo) evidenzia il nuovo fenomeno estremamente più grave della “fuga di cervelli”, il brain waste, lo spreco di cervelli. In questo caso, l’emigrazione non è fisica ma occupazionale: è la perdita delle competenze e vantaggi derivata dallo spostamento di personale altamente qualificato verso impieghi che non richiedono l’applicazione delle cognizioni per cui sono stati formati. In altre parole, un dottore di ricerca in Fisica che viene assunto in un ufficio marketing ha forse risolto il suo problema personale di lavoro, ma non sta applicando le competenze apprese a spese del sistema di istruzione nazionale.

I ricercatori che vogliono rimanere in Italia sono spesso destinati ad una continua ed inesauribile ricerca di titoli, questo comporta tempo e soldi investiti, non guadagnati. 

Così chi ha studiato per anni si ritrova a dover fare lavori per cui bastano qualifiche minori, non per scelta dovuta al piacere del lavoro ma per sopravvivere.

Un dato agghiacciante se si pensa a tutte le grandi menti e alle grandi idee e innovazioni che il nostro bel paese ha partorito e ora espelle di un aborto spontaneo senza ritorno.

Certo, finché crederemo che per essere migliori si debba essere belli e palestrati e ricchi e con un lavoro socialmente alto (cioè tutti quelli che sono ben retribuiti) e non intelligenti e preparati questo paese avrà molto da temere.

Dott.ssa Andrea Di Giovanni

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