Viviamo tempi convulsi, a tratti frenetici, nella vana ricerca di portare a conclusione progetti con pochi attimi, addirittura nell’arco di una giornata.
Siamo divorati dall’ansia di attesa.
Saper attendere è diventata una dote inconcepibile, assurda. Tutto si può realizzare ed ottenere, senza “mettersi in fila”.
Un tempo ci si metteva disciplinatamente per aspettare il proprio turno: adesso tutto può essere messo a nostra disposizione, comodamente restando a casa, on line…
La felicità viene considerata come una meta desiderabile e raggiungibile in poche battute, conquistandola e impadronendosene in modo più o meno lecito…quello che conta è goderne, ostentarla, bevendo il calice fino all’ultima goccia.
Non ci accorgiamo, per la superficialità che è un’altra sorella del nostro tempo, che le nostre colline ospitano abazie, pievi, monasteri, conventi che hanno scritto la storia dei secoli passati: raramente ci fermiamo a visitare queste costruzioni che hanno sfidato il tempo e che profumano di lentezza, di contemplazione, di consapevolezza che tutto deve essere raggiunto senza guardare le lancette dell’orologio in modo ossessivo compulsivo.
Quel tempo andato aveva la cognizione che ogni obiettivo da raggiungere, meritasse la dovuta ponderazione, nella certezza che la conquista di una meta non potesse essere frutto di una improvvisazione.
Sciaguratamente tutto continua a procedere in contrasto con questa etica del buon trascorrere delle necessarie fasi in vista di uno scopo ragionato.
La intelligenza artificiale, che potrebbe anche avere del buono in sé, qualora venisse indirizzata verso fini non disgiunti dalla rettitudine e dallo stile di una vita degna di essere così intesa, può giungere alla elaborazione di un componimento a tema, dando all’applicazione che può essere memorizzata, parole chiave con le quali dare indicazioni di massima su come l’argomento dovrà essere articolato.
In un tempo rapidissimo, qualsiasi studente che volesse avvalersene, può avere a disposizione una sua tesina, in riferimento alla quale, lui non ha profuso alcun impegno.
Verso quale scenario prossimo venturo stiamo ci stiamo incamminando? Così facendo le persone smetteranno di impegnare la propria mente, eviteranno di costruire percorsi logici per esporre il proprio punto di vista, finiranno per delegare “ad una macchina” la funzione del pensare, di fatto avviando una ipotesi di decerebrazione davvero inquietante.
Cosa c’è all’origine di questo “espediente tecnico informatico” ?
Evidentemente la fretta di conseguire risultati che nulla hanno a che vedere con le capacità cognitive. Sulle colline, imperturbabili, continuano a svettare pievi, abazie, monasteri, conventi che testimoniano un modo di pensare lungimirante, proteso verso uno scopo indifferente al trascorrere del tempo….
Ernesto Albanello