Tutti siamo nati per essere felici, ma a volte la felicità sembra un’illusione! La pandemia prima e ora la guerra nel cuore dell’Europa, oltre alle varie emergenze denunciate dagli esperti, stanno instillando il dubbio che la felicità, che sembrava a portata di mano con il progresso raggiunto e le innovazioni tecnologiche, sia svanita nella nebbia!
Non fermiamoci ancora una volta alle apparenze, ma analizziamo la realtà più attentamente!
Il successo “costi quel che costi”, magari anche facilmente raggiungibile per scorciatoie discutibili, il culto dell’immagine, le relazioni basate solo sul proprio tornaconto sono idee che hanno dimostrato ormai tutta la loro fragilità, e questo potrebbe essere un risultato positivo, per insegnarci che la felicità è un impegno, un percorso, non una conquista facile e soprattutto richiede una cura continua nel tempo!
Nell’ormai lontano 1954, lo psicologo Abraham Maslow spiegò con la famosa immagine della piramide dei bisogni umani l’importanza crescente delle risposte necessarie, per raggiungere la realizzazione di sé, quindi la felicità.
In sintesi, Maslow spiega che una volta soddisfatti i bisogni primari legati al cibo e alla salute, subentra la necessità di sicurezza, di avere relazioni, di sentirsi stimati e rispettati, per arrivare con la maturità ad avere risposte ai bisogni spirituali di bellezza, giustizia, di trascendenza.
Le sue conclusioni sono valide ancora oggi: chi può contare su una buona rete di relazioni, prima ancora che sulle sicurezze economiche, sviluppa la resilienza in modo efficace, della serie “la ricchezza non fa la felicità”, ma avere veri rapporti umani… sì! Esprimere noi stessi senza fingere, “spenderci” nel costruire relazioni, permette di moltiplicare la soddisfazione che si può sperimentare dalla realizzazione dei nostri progetti: in breve, è la formula per diventare felici!
Il vuoto esistenziale dipende dalla solitudine, che si può superare solo lavorando su se stessi, aprendosi agli altri, anche se questo richiede di uscire dalla nostra comfort zone, scontrarsi magari, ma per incontrarsi veramente, non per sfruttare le situazioni e poi…mollare gli ormeggi!
La vera felicità viene dall’equilibrio interiore, una conseguenza del rispetto per sé e per gli altri, che abbiamo a volte messo da parte, abbagliati dal principio della coerenza solo con quello che si desidera, nella convinzione di potersi realizzare sganciati dai legami forti, dalle responsabilità sgradite: l’impatto con le difficoltà ha dimostrato l’errore di valutazione, perciò si deve cambiare rotta!
Per costruire la felicità autentica, bisogna superarsi, uscire da una logica ristretta e provare a vivere una sfida antica: “Tutto quello che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Lc 6,31).
Si può fare! Facciamolo!
Paola Giorgi