La centralità del Canto nella ricorrenza del S. Natale

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Un balsamo al pari di una terapia disintossicante, capace di rigenerare e trasformare

Stiamo vivendo un’epoca priva di punti di riferimento.

Convinciamocene.

I rapporti fra le persone sono sfuggenti e superficiali, distratti ed insulsi.

Al massimo crescono in termini di partecipazione se ci sono tornaconti da raggiungere.

Molti giovani vanno alla ricerca spasmodica di ritrovare loro stessi, inseguendo le essenzialità e sfuggendo a modelli ormai desueti che sono saldamente nelle mani di coloro che hanno almeno trent’anni più di loro.

Basta considerare quanto vengono snobbate alcune proposte che in altri momenti sarebbero state valutate come allettanti, mentre adesso suscitano solo ironie, dettate dal fatto che i giovani non sanno come spiegare che un’epoca si è chiusa, anche se una nuova fa fatica a mostrarsi nella sua compiutezza.

Il vaso si è rotto.

È andato in frantumi irrimediabilmente.

Adesso a dominare è lo smarrimento, lo sgomento, il vuoto causato da una indeterminatezza che ci pervade.

Le persone non si riconoscono, né percepiscono come significativi i propri simili.

Tutto questo ha reso indefinito quello che chiamiamo “il senso” dell’esistere, il significato dell’agire in relazione ad una meta nitida, verso cui valga la pena indirizzare la prua del nostro vascello interiore.

Tutto questo senso di evanescenza comprende molto bene che qualsiasi “pietra miliare” lavori in contrasto a questo diffuso smarrimento.

Si potrà anche molto insistere che la festa di Halloween ha delle precise origini e dei profondi significati culturali, ma è un fatto che le ricorrenze dei defunti e di Ognissanti sono andate sempre più in sordina, facendo perdere a quei giorni una propensione a riflettere ed a vivere una vita interiore che ci permetteva di entrare in confidenza con i Santi Protettori e con i nostri defunti.

La festività del S. Natale sta subendo la medesima china pericolosa : di fatto viene conservata nella sua ricorrenza, ma nella sostanza è svuotata nel suo significato più intimo e magico.

Provvedono Amazon ed il consumismo più sfrenato e chiassoso a rendere impalpabile il valore del Natale, che dovrebbe permetterci di richiamare alla mente che la Sacra Famiglia era nulla più che una compagine di clandestini che cercava un riparo in una notte stellata, ma che aveva perso ogni speranza di assicurarsi un ricovero, tanta era la impossibilità di venire ospitata, in quanto “era tutto esaurito”.

C’è qualcuno che ancora ha un briciolo di compenetrazione verso questo dramma che si ripete da oltre duemila anni e che ne scorge un parallelismo con i “disperati del Mediterraneo”?

È questa capacità di osservare e riflettere delle analogie tra l’oggi e la Palestina di due millenni orsono che fa paura.

Allora è meglio banalizzare, svuotare di significato, non far riflettere perché, altrimenti tutto un sistema del commercio e del consumo può sgretolarsi!

C’è solo un modo perché “le distrazioni di massa” possano essere ridotte al silenzio!

Quando ascoltiamo il magico Canto del Santo Natale, immedesimandoci su alcune linee centrali che sono riconducibili alla sobrietà, alla essenzialità, alla voglia di ristabilire un rapporto con l’altro, scevro da ogni forma di diffidenza e di pregiudizio, lì stiamo entrando in un’armonia che ci riconcilia con un valore fondamentale: quello di rinascere, perché è venuta meno ogni forma di egoismo, smania di visibilità, arroganza, protervia.

Davvero allora possiamo arrivare a considerare il Santo Natale ed i Canti natalizi come un balsamo, al pari di una terapia disintossicante, capace di rigenerarci e di accompagnarci verso una svolta senza neppure renderci conto che, incanto, siamo stati trasformati.

Allora riprendiamo il cammino ma ci accorgiamo che il passo è malfermo e la lingua balbetta.

Questo è l’effetto per esserci accorti che tutto quello verso cui ci aggrappavamo in modo totale, oggi ha perso ogni valore. Forse è questo il vero, grande miracolo a cui, attraverso il Santo Natale, assistiamo e che, inconsapevolmente, ci trasforma.

Ernesto Albanello

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