Introduzione al Progetto Maestra Alessandra Palombaro

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Mi chiamo Alessandra Palombaro, insegno nella scuola primaria da 24 anni. Essere insegnante credo che sia il lavoro più bello del mondo, perché i rapporti sono continuamente in divenire, sia con i colleghi che con le/gli alunni/e. Forse è l’unico lavoro dove si cresce continuamente, insieme e gradualmente. E poi è un lavoro di grande responsabilità, ci prendiamo cura e formiamo le bambine e i bambini di oggi e le donne e gli uomini di domani, tocchiamo le loro anime, accarezziamo i loro cuori e coltiviamo le loro menti. E quindi dobbiamo saper essere delicate/i, forti, coraggiose/i, determinate/i, dolci e soprattutto consapevoli dell’enorme responsabilità che abbiamo nel momento in cui varchiamo la soglia della scuola. Ogni parola che noi pronunciamo, ogni gesto che noi facciamo, ha un senso e un valore per le/gli alunne/i e ciò che noi trasmettiamo rimarrà per sempre nel loro essere. Le parole e i gesti creano realtà, con le parole e con i gesti si può cambiare dunque anche l’intera visione del mondo e il modo di viverci dentro e solo dando il giusto peso alle parole e ai gesti che compiamo, si riesce a creare una narrazione del proprio sé e del proprio modo di essere. È nella narrazione di sé stessi che ogni alunno/a si trova ad esprimere il suo mondo interiore. Ognuna/o di esse/essi è una narrazione diversa, ognuna/o è espressione di una dimensione culturale e di un intreccio di relazioni intersoggettive, è espressione di una storia o di tante storie che si intrecciano tra loro. La parola, come ci insegna Bruner, è un ponte che costruiamo per collegarci agli altri/alle altre; una struttura solida e affascinante con cui ci colleghiamo ai mondi interni dell’Altro. Così anche i gesti hanno il potere di cambiare persone e situazioni. Nel rapporto educativo c’è uno scambio continuo di parole e gesti; in questo flusso costante si sviluppa il rapporto di crescita e di apprendimento.

I nostri alunni e le nostre alunne sono esseri unici, irripetibili, originali, personalità delicate e in crescita che vanno trattate con rispetto e con fiducia, soprattutto con fiducia perché crescano nella convinzione che possono farcela in un modo o nell’altro, che possono far qualcosa per cambiare questo mondo.

Questa convinzione ha sempre spinto il mio essere a cercare e ricercare idee, progetti, argomenti, iniziative che potessero essere l’occasione per loro per vedere il mondo da diversi punti di vista. Tanti sono i progetti e le attività che sono state realizzate sin dalla classe prima, progetti di lettura ed educazione all’ascolto, progetti ambientali, progetti sul bullismo e cyberbullismo, progetti di teatro, progetti sulle emozioni, progetti sulla giornata della memoria e sui diritti delle donne e dei bambini e delle bambine. Tutti i progetti hanno avuto la finalità di sviluppare il senso di responsabilità personale, come pure il piacere di stare con gli altri, ciascuno con la propria diversità, educare al senso di responsabilità e alla capacità critica, al rispetto degli altri considerando ogni individuo con fiducia, in una situazione di ascolto delle reali possibilità di ognuno. Il nostro compito di insegnanti è creare un ambiente educativo sereno e inclusivo nel quale è possibile promuovere, sostenere ed accompagnare lo sviluppo della personalità di ogni bambino e ogni bambina, favorendo la relazione con sé stesso, con gli altri per una crescita armonica ed integrale della persona.

Un intervento educativo, secondo me, per essere efficace dovrebbe basarsi su un approccio ‘decostruttivo’ ovvero un approccio che utilizzi strumenti e metodologie che consentano una lettura complessa della realtà e delle relazioni che avvengono in essa. Dovrebbe basarsi sui principi dell’educazione non formale ovvero prevedere modalità interattive e scambi orizzontali in cui le persone coinvolte siano stimolati a partecipare attivamente a partire dalle loro opinioni ed esperienze. Dovrebbe prevede che chi lo conduce (insegnanti, educatori/trici, formatrici/ori) sia disponibile e preparato/a ad un costante lavoro riflessivo su di sé per mettere in discussione i propri stessi stereotipi e modelli. Che abbia appunto la capacità di mettersi in gioco e di far mettere in gioco.

La scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti e delle studentesse, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno e saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza.

È importante creare un rapporto, dove è possibile, tra scuola e mondo esterno, tra scuola ed editoria, è importante sviluppare e sperimentare contesti innovativi volti alla promozione del valore della divulgazione del lavoro che viene svolto nel ciclo della scuola primaria. Sia per dare merito all’idea innovativa in sé, sia per dare valore alla testimonianza, alla memoria e all’importanza che merita la raccolta di documentazione didattica. L’opportunità di realizzare questo progetto sperimentale che vede coinvolti più attori a livello territoriale, che ha un respiro nazionale pur rimanendo sempre attento alla dimensione locale, è importante da un punto di vista educativo per una comunità scolastica. Gli alunni e le alunne si sento partecipi di un progetto ampio, sono consapevoli che la loro idea e il loro punto di vista può arrivare lontano e ciò li spinge a considerarsi dei veri protagonisti e dei costruttori e costruttrici di un sapere collettivo.

In campo educativo e didattico la documentazione rappresenta una traccia, una memoria di eventi considerati significativi, di situazioni, di stili educativi, di scelte effettuate ad hoc che si intende controllare. Anche nella scuola è necessario ricordare. Molte esperienze, situazioni, eventi che hanno rappresentato per bambini ed adulti momenti forti e vissuti intensi, sono andati perduti perché non se ne è conservato traccia. Noi abbiamo cercato di fermare questi momenti nell’ottica di una narrazione di sé stessi e del periodo storico che stiamo vivendo. Abbiamo “fotografato” momenti della loro esistenza dal grande valore storico e psicologico. Eventi che ci hanno cambiato e che continuano a cambiarci e che non saranno mai più dimenticati. La raccolta dei liberi pensieri scritti durante la pandemia, o la scrittura di una favola a più mani ne sono un esempio. Espressione di resilienza, di forza di reagire ad una situazione psicologicamente forte e stressante per un minore soprattutto perché a loro è stato chiesto di rinunciare a tutto, di rinunciare alla loro vita fatta di routine e attività essenziali per il loro essere (sport, attività culturali e artistiche, scuola).

Insieme a La Città abbiamo deciso di sperimentare un percorso educativo sul giornale che muove i suoi passi proprio in quest’ottica perché nasce dalla volontà di far conoscere il mondo da diversi punti di vista e di confrontarsi con qualcosa che appartiene più al mondo esterno che all’ambiente scolastico. Un percorso di crescita fondamentale nello sviluppo delle competenze e delle conoscenze. Dopo aver esplorato la struttura del giornale, siamo passati all’analisi di alcuni articoli su argomenti diversi. La lettura in classe, durante il laboratorio di italiano, di articoli di giornali specifici rivolti alla fascia d’età “Kids” ha consentito il confronto all’interno dei gruppi di lavoro costituiti precedentemente e la scelta di alcuni argomenti interessanti da proporre alla classe come tema portante dell’attività da svolgere insieme a La Città Magazine. Ogni gruppo ha proposto al resto della classe le proprie idee e le proprie motivazioni che li ha spinti a scegliere un argomento piuttosto che un altro. Alla fine del confronto è emersa la necessità di scegliere il tema della guerra tra Russia e Ucraina. Probabilmente perché questo argomento li preoccupa e hanno sentito la necessità di capirne le ragioni e di esplorarne le diverse sfaccettature. Certo a modo loro, con gli strumenti critici a loro disposizione, ma prendendo una posizione ed esprimendo un loro punto di vista. Ogni gruppo ha approfondito dunque un argomento specifico del tema più generale della guerra.

Il lavoro di noi insegnanti è stato quello di essere costantemente presenti nell’incoraggiare e nel sostenere le bambine e i bambini nell’analisi dei differenti problemi, nel presidiare il metodo di procedere lasciando sempre la scena alle/agli alunne/i che sono i veri protagonisti di tutte le situazioni didattiche. Alla base c’è sempre l’idea di creare una forte connessione con il contesto locale con il quale è fondamentale intrattenere e alimentare una fitta rete di scambi con uno sguardo globale verso l’esterno e il mondo. Procedere puntando sul protagonismo delle/degli alunne/i fa emergere il loro partecipe interesse; in questo conteso pongono numerose domande orientate alla conoscenza profonda dei fenomeni che accadano e si sforzano anche di trovare delle possibili soluzioni.

Il compito di noi adulti è quello di renderli protagonisti di un sapere collettivo, di un immaginario globale, promotori e promotrici di idee, perché di idee loro ne hanno tante e sono anche belle!

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